i giorni della cioccolata

Parole di cioccolata. Buona, Amara, densa, fondente sulle labbra prima che sul palato. Passa la punta della lingua. Ascolta. Hai detto molto. Ascolta adesso, non pensare, prova. Il pensiero comunque viene, ma piano: cos’è questa irrequietezza ? Voglio bene al mio paese. Cazzo. E nessuno me lo può impedire. Cazzo. Neppure Berlusconi, me lo può impedire, come non mi può togliere la speranza che cambi. Vincerebbe lui, assieme a quello che non amo. 

Adesso sento la cioccolata, assomiglia a quella che mi portava a letto mia madre la mattina di natale. Solo quel giorno, per marcare la differenza, ma questa è cosa mia, uno spartiacque interiore per decidere freddo-caldo, buono-cattivo. Diverso è lo spirito del natale che pervade per diffusione, che coinvolge come quel pezzo d’alluvione che sta ai margini della piena. Pigramente. Una lingua d’acqua che può trascinare, oppure no. E’ lo spirito del natale, che tra insensatezze ed arbitri di poteri attenti a sé e non all’uomo, rende tutti suore. Tutti, anche gli uomini, diventano suore. Buone o cattive, acide o suadenti, in forza di missione e sottomissione assertive  quanto basta per mostrare i buoni sentimenti. Ma anche se non lo voglio, con questo spirito del natale faccio i conti. Affino sensazioni, comprendo e mi sento ignorante, rifiuto ed avverto. Tutto dentro, tutto nuovo ed in itinere. Non dice Giorello che l’ateismo è un modo per trattare liberamente con gli uomini, anche quelli che a dio ci credono? 

Torna la cioccolata come imago del piacere, dell’attesa, sia nel preparare, sia nel gustare. Un gusto acuto, mai banale se si prepara non solo per sé, ed in questi giorni si acuisce tutto. Solo i bambini si salvano e ci salvano, se ci facciamo come loro, se la felicità viene trattata senza ricordo, se il giorno è sorpresa. E non a caso i bambini capiscono la cioccolata.

Sono i giorni della ribellione, del restare dentro le proprie tracce, del retrogusto e del confronto, del vedere e dell’ascoltare, ma tu hai mai pensato che solo la felicità lascia macerie?

 


p.s. non a caso il cioccolato era la bevanda degli dei 🙂

5 pensieri su “i giorni della cioccolata

  1. la felicità lascia macerie?
    se è il ricordo del calore di un abbraccio al profumo di cioccolata amara, direi che è una risorsa, invece, una specie di scorta vitale, anche per affrontare questo periodo natalizio con il dovuto distacco, certo, ma con la consapevolezza che il buono ed il calore umano ci salveranno, come sanno bene i bambini, che se ne nutrono…
    godiamoci le piccole cose, le piccole felicità e soddisfazioni
    lasciamo il pensiero delle cose più grandi di noi, per un attimo e coccoliamoci
    ce lo meritiamo
    ed è ancora più bello coccolare…
    (io non mi sento per niente suorina…)
    😉

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  2. Buona, amara, densa, fondente…
    Ma scusa, quella al latte dove la lasci??
    Personalmente la adoro e non riesco a farne senza. 🙂

    Ti avverto, se può interessare, che il video non è più accessibile.

    Era questo il post di cui mi parlavi, riguardo alla cioccolata?
    Buonanotte Will, ciao

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  3. eeh qui poca cioccolata al latte, al massimo un nocciolato oppure almeno un 40% di cacao. Sono amaro anche nei gusti,:-) O forse compenso in questo modo la dolcezza ;-).
    Non pensavo a questo post, Ondina, grazie per avermelo fatto rileggere. Anzi mi sono sorpreso perché ha un titolo simile a qualcosa che ho intenzione di scrivere e siccome sono un po’ svanito, ho pensato. vuoi vedere che l’ho già scritto… oppure che Ondina mi legge il pensiero. Non era questo.
    Uno dei post a cui pensavo è : d’amor sacrilego dedicato alla barbagliata, ma c’è dell’altro.
    Buona notte e buon inizio di settimana

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  4. Sicurissima sono: compensi la dolcezza! 🙂
    Leggere il pensiero io?? No, semplicemente è andata diversamente e sinceramente è l’ultima cosa che vorrei.

    Vado a cercare il post e poi ti dirò …
    Buon inizio settimana pure a te, di qui al termine della stessa mi sa che ci sentiremo ancora 😉

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