Oltre a quello che accadrà oggi in parlamento, interessante per un giorno e poi subito sommerso da altri cascami ed interessi, ciò che emerge come fallimento ben distribuito è l’incapacità di autoriformarsi della politica. Questo investe l’intero sistema dei partiti e della loro dirigenza e l’inerzia colpevole dell’autoriforma affossa in egual modo il Pd e Berlusconi. Ma il secondo non ha meccanismi di ricambio a sè stesso, e neppure alternative per i noti problemi giudiziari. Diversa è la condizione dell’opposizione che potrebbe davvero essere novità intrinsecamente nuova, mostrando senza paura come si possono cambiare le classi dirigenti senza cominciare ogni volta daccapo. Dopo la prima repubblica, implosa con tangentopoli, la seconda s’era aperta con la sfida della novità berlusconiana ovvero come ri-rendere maggioritario il populismo di centro destra cambiando la percezione della politica e dei politici. Un grande inganno che però ha sollevato speranze incredibili in un paese stremato eticamente dall’equazione politica=corruzione.
Vi pare che questo sia accaduto?
Vi pare che vi sia una più alta considerazione della politica da parte dei cittadini?
Vi pare che il rapporto tra promesse e realizzazioni sia davvero migliorato?
No, non è migliorata la politica, è peggiorato il paese. Ed anche in questo esiste una graduatoria di responsabilità, ma non ci sono innocenti.
Su questo evento odierno, che non ha nulla di epocale, che da tempo non appassiona perché la mia vita non sono gli umori di Calearo, gli interessi di Scilipoti e Cesario, ma ciò che accade fuori dal parlamento. Su questo, come per molto d’altro, serpeggia uno sbadiglio: non accadrà nulla che muti davvero il rapporto tra governanti e governati ed il problema principale dei prossimi mesi sarà la crisi economica, il lavoro che non c’è per giovani e anziani, l’assenza di mobilità sociale, il taglio alla scuola e all’assistenza. L’agenda politica dice che è importante evitare che Berlusconi diventi presidente della Repubblica, congelando il rinnovamento del paese per altri 10 anni, ma come si arriverà a questo non è ben chiaro. Torna al centro l’incapacità di cambiare, di immaginare il futuro, di vedere una diversa prospettiva del presente. Troppe idee solidificate, troppi luoghi comuni, troppi interessi personali che intaccano i pochi principi davvero inalienabili.
Parafrasando il ’68: non una risata, ma uno sbadiglio vi seppellirà. Però al contrario di allora, temo di finire sotto le macerie.
p.s.anche le persone fanno fatica a rinnovarsi, il cambiamento passa sempre attraverso una grande emozione. Spesso negativa, una disillusione forte, il crollo di una prospettiva in cui si erano investite possibilità, speranze. Ma queste sono micro storie e soprattutto non dura per sempre la notte. Nella politica è diverso e questa oscurità sembra senza fine.