I libri, per me importanti, li ho letti, ma non li ho mai finiti davvero. Sono lì, attendono qualcosa: una rilettura, un passare di pagine nervoso di ricordo. Attendono, ma non si chiudono. Hanno scandito la vita, delle storie già vissute hanno fatto dialogo. Mai sono stati solo parole, solo oggetti. Negli anni furiosi hanno arrossato le gote, forzato gli occhi, annullato il tempo. E’ stata -ed è- una lotta tra la voglia di aderire e quella di ribellarsi al già vissuto. Il desiderio di vivere come Huckberry Finn, oppure Holden, o il Robert di Per chi suona la campana, ma anche il viaggiatore di Calvino, il Compagno di Pavese ed infiniti altri s’è misurato con la realtà, con la singolarità. Cercata, riconosciuta, pretesa, ostinatamente ribadita. Sempre gli stessi, in questo dialogo muto, mai eguali siamo restati appesi alle vite reciproche dialoganti: loro quelle fissate sulla carta, dinamiche nelle riletture, la mia che si faceva e disfaceva, procedendo. Mai scissi, senza voyeurismo, siamo sodali, compagni d’avventura, confidenti. Per questo i libri che amo non finiscono mai, ed io ricordo, riprendo, annoto, metto da parte le pagine, ma come le persone importanti, non se ne vanno. Continuano a parlare, lottare, urlare la loro esistenza. Sono sempre giovani, loro, ed assieme il tempo si ricombina.
Loro. Nella mia testa generano un tempo medio, un a-tempo che fa vivere assieme. Tiene legata la speranza oltre gli anni che passano. La speranza che diviene certezza che si può fare: essere singolari ed avvertire il mondo.
i libri che non finisco sono quelli che non mi piacciono. di solito fanno una brutta fine : vengono messi nelle file dietro e lasciati lì. Alle volte li vendo..vado al libraccio e con i soldi del ricavato ne compro di nuovi.
d’altronde i libri sono come le persone : quelle che non ti piacciono mica ti ostini a frequentarle. Le lasci andare via…non ci siamo intese, pazienza.
il mondo è pieno di libri e di persone affascinanti : e se una persona ti affascina te la scopri fino in fondo, perchè con un libro dovrebbe essere diverso?
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Certo che li finisco Minnie, spesso li divoro, ma ci torno sopra. Continuano a parlarmi, li riprendo in mano. Questo mi succede anche con quelli che non mi piacciono. Se non sono per me banali, capisco di non essere adatto a loro, attendo di crescere, di essere alla loro altezza. Perché alla fine posso assimilarli, confrontarmi con loro. Come faccio con i libri che mi prendono subito. Non leggo un libro per dovere, o perché è di moda, deve esserci un interesse reciproco e poi la conoscenza verrà. Ormai sono abituato e mi sbaglio poco, quando succede abbandono il libro: non è un dovere leggere. Solo un piacere e un modo di crescere.
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Interessante quello che scrivi a proposito dei libri che non ti piacciono: aspetti di poter essere pronto a riceverli.
Beh, è più o meno quello che faccio anch’io. La lista non è lunghissima, per il momento, ma temo possa allungarsi.
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