jalousie

 

Negli amori, nelle passioni, politica compresa, si vorrebbe che non ci fosse un prima, e che il primo giorno del nuovo sentire coincidesse con la nascita dell’universo. Così pensano i totalizzanti, gli idealisti, i praticanti dell’assoluto, rodendo il presente con le ombre. Gli interrogati sulla gelosia relativizzano, sconfessano, sottaciono. Sanno che il prima è preparatorio al presente e non fa male se non alle paure proprie. Però si adeguano al dictact dell’abolizione del passato, per non perdere una possibilità di futuro. Infine i realisti, dicono che non importa e se ne fanno una ragione dove ragione non ce n’é. 

 

 

si può usare uno stradivari per suonare la gelosia di sé ?

certo… e come accontentarsi di meno!

14 pensieri su “jalousie

  1. La gelosia di sé … inafferrabilità, mistero, fascinazione. I verdi e i blu.
    Ma quell’altra gelosia ..ah quell’altra! Che fragore vitale. Che mescolanze di rossi che incontrano il giallo e se ne innamorano.

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  2. sto leggendo in questi giorni di morte ammazzate da uomini con la mente offuscata dalla gelosia. non una, neanche due, cominciano a non stare nelle dita delle due mani.
    è una mattanza silenziosa, che produce un brivido leggero, uno scuotimento del capo come a dire..è un matto quello là.
    eppure poi si legge che il vicino di casa lo trovava normale, nornalissimo, così gentile e perbene.
    si è lievemente gelosi di qualcuno a cui si vuole bene, si è gelosi dei figli quando sono piccoli, ma poi passa,
    detesto le donne gelose, quelle che fanno scenate in mezzo alla strada, urlano sui ballatoi, come lavandaie, senza un minimo di amor proprio, senza autostima, alla mercè di sguardi ironici del maschio di turno.
    ma raramente le donne ammazzano. sono gli uomini che affondano coltelli, sparano alla testa, incapaci di avere una visione della vita che vada oltre.
    ma sono poco adatta a parlare di gelosia, io che ho una storia con un uomo che ha una vita altra.

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  3. . la noia è urlare per le scale. quello lo sanno fare tutte.
    ho ucciso un uomo , gli ho tolto la grande speranza del futuro : ho allenato la mia gelosia a stare immobile, a non muoversi, fino a che non fossi stata sicura di poter vincere. L’arte della guerra : sun tzi.
    Io volevo vincere e ho vinto . Lui ha perso. Tutto.
    e poi con tre figlie femmine e un sacco di amiche è difficile detestare le donne : le sceme, si. quelle mi stanno sul culo.
    lo ammetto.

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  4. Della gelosia non mi disturba tanto la gelosia, quanto appunto la pretesa totalizzante, l’idea di un assoluto creato a mia (sua) immagine, di una legge superiore che non ammette discussioni.
    E che non sarà mai verificata in modo simmetrico.

    Ecco, questa gelosia copre quasi sempre una fragilità quasi commovente, e che però, quando per eccesso di legittima difesa si fa aggressiva, mi ispira solo distacco.

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  5. sarà, ma per me in questo post ci sono troppi argomenti. già sono una che ha perso le parole… da che parte si comincia?
    la totalizzazione non è solo dei gelosi o forse sì?
    la gelosia… troppo lunga sta cosa, tanto più se parliamo di quella tra donne
    gli idealisti ed i realisti
    non ce la posso fare Willy 😀

    magari torno, ma non è detto 😉

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  6. Ascolto quasi tutti, replico poco, per mia scelta principalmente.
    Mi infastidiscono due cose, ma avendo scelto di pubblicare non posso evitarle:
    – di non essere letto per quello che dico,
    – di essere usato come un campo di battaglia.
    Me ne faccio una ragione, mi dispiace che accada, ma non posso evitarlo se non togliendo i commenti. E i commenti sono una cosa importante, aggiungono comprensione a me innanzitutto. Fa parte del gioco. Ecco sarebbe importante che restasse un gioco, con regole condivise e il giusto grado di serietà e leggerezza.
    Grazie a chi legge ed avrà voglia di continuare a farlo.

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  7. NON HO MAI SOPPORTATO NESSUN TIPO DI POSSESSO.
    ma sono gelesa (in silenzio) quando qualcosa di “nostro” è scappato per disattenzione o forse per stupida sicurezza.E qua non potrebbe esserci nessun Stradivari a bilanciarne l’offesa o il torto che io giù altrove sarei.BIANCA 2007

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  8. Aderisco al tuo invito, Willy: l’argomento mi attrae e ne ho già scritto da me.

    Il timore di perdere la relazione, (dico relazione intendendo tutto, comprese le persone coinvolte nel legame, poiché sovrappongo per valore e per significato tutte le componenti), è un sentimento assolutamente naturale: tutti abbiamo paura di perdere la felicità o quello che consideriamo tale. Solo che questa paura dovrebbe concentrarsi essenzialmente sul proprio agire, sulla propria capacità di mantenere quella relazione, quel legame, alimentandolo, facendolo trasformare ed arricchire e non sul mondo esterno o, peggio, sui pensieri dell’altro che non riusciamo e non riusciremo mai a controllare, (per la fortuna nostra e sua, aggiungo io, di cuore).
    La gelosia, quella stupida, non si occupa d’altro che di quello che si muove attorno all’oggetto d’amore: vorrebbe, se potesse, metterlo sotto un copri-pentola, privarlo della capacità di giudizio e di scelta, ridurlo a riflesso opaco e inconcludente del suo ego. Ma, attenzione, quello che sto descrivendo non è un meccanismo da mente criminale, da fattaccio di cronaca, no: la cronaca nera, quella recente, è altra cosa e non rientra, così credo, nel tema di questo post se non di striscio, senza che questo, peraltro indichi alcuna sottovalutazione del fenomeno da parte di chi ha scritto il post, e neanche mia, (precisazione necessaria per gli ultra-ortodossi e i talebani che passassero di qua).
    Quello che sto cercando di mettere a fuoco è un comportamento comune alla gran parte delle persone: spostare totalmente l’attenzione dalla cura della relazione alla cura del possesso, tendenza già di per sé criminale oltre che idiota, a mio parere, poiché nessuno/a appartiene ad altri se non che nell’ambito di un legame, di una relazione, categorie adatte peraltro solo ad una proprietà condivisa e assolutamente aperta al mondo esterno.
    Tra quanti e quante si professano non gelosi stanno molti che in segreto covano invidia e un senso di superiorità e di superbia che levati: magari non fanno né piazzate né pazzìate, ma là dove arrivano vogliono trovare tappeti srotolati e qualcuno sempre pronto a dar loro ragione, si muovono cioè strategicamente al solo fine dell’autoaffermazione, e questo è già un primo passo verso la china maledetta del livore e della gelosia.
    Per non soffrire di stupida gelosia credo occorra avere una dose robusta di modestia, di senso del relativo, di “senso dell’altro” e anche una dose, altrettanto robusta, di fiducia nel proprio personale impegno a rendere la relazione un valore che prescinde da quanto e da quanti girano intorno.
    Parlo di cose, di sentimenti che coltivano “in proprio”, senza necessità di ridurli e/o tradurli in slogan, soprattutto se ci si crede veramente: li si coltiva e basta, confidando non nel possesso e nel controllo ma nella scelta, tanto libera e consapevole quanto appassionata, per essere, stavolta sì, davvero alla pari .

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  9. mi sarebbe piaciuto parlare della gelosia di sé, lo farò un’altra volta. La mia osservazione è un po’ più particolare e cioè la rimozione del passato perché si rende necessaria una verginità sul presente. Come se l’ultimo amore non fosse già il più grande di per se stesso. E questo vale nei sentimenti, come in politica e spesso anche nel lavoro. La gelosia divora la passione e si passa dalla libertà dell’ investire su di sé e sull’oggetto della passionealla volontà di possesso totale, allora Il bene dell’altro non conta più, diventa funzionale alla proprietà. La gelosia ha vari gradi di sofferenza per chi la prova e certamente le fasi iniziali sono quel misto di insicurezza, piacere, dolore che possono risultare piacevoli. Dopo é solo distruttiva per chi ce l’ha e per chi la subisce. Ma questo è altro rispetto alla rimozione del passato.

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  10. Certo, avevo compreso il tuo sguardo allargato sul tema della gelosia, anche se poi ho privilegiato quello più personale.
    Comunque io non credo alla verginità assoluta perché penso che nessuno possa essere vergine della propria storia: te la porti sempre dentro, sei oggi quel che la tua storia è stata fin lì.
    In politica la verginità si può conquistare solo a botte di rinnegamenti e non so se questo possa essere davvero una soluzione dignitosa, preferirei piuttosto l’autocritica, pesante anche, ma sempre più credibile di una cecità acquisita sul proprio passato.
    E, per altri versi, la verginità è un dato di fatto, in amore come in politica: c’è nel momento in cui credi a quello che vivi, all’amore che hai, alle speranze che riesci, nonostante tutto, a convogliare verso un domani, fosse pure il più incerto del mondo.
    La verginità è sinonimo di innocenza, di capacità di credere e sognare, nel senso migliore e costruttivo del termine: per questo credo che ogni volta in cui torniamo capaci di sognare e di credere torniamo innocenti, pure a novant’anni.

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  11. credo di essere gelosa di me,
    di come sono diventata, ma anche di com’ero, con qualcun’altro.
    coltivo il mio egoismo, finalmente sano.
    …e cerco anche di non scacciare nessuna ombra dal vissuto degli altri.
    del resto, che diritto ne avrei? accetto le confidenze, se vengono, con garbo.
    Ogni tanto sorrido della gelosia che posso aver provato in passato,
    ascoltandola raccontata da un altro, per un’altra.
    di chi c’è ora non sarei mai gelosa ( curiosa un poco, per capire) tantomeno del prima, sarebbe assurdo.
    sarebbe come spianare le rughe che ci raccontano un viso che apprezziamo così comè.
    forse non sarei gelosa nemmeno del futuro.

    sempre dei tarocchi – nel gioco delle 10 carte – scopro per prima la decima, che simboleggia il risultato finale.
    delle altre già so tutto.

    vediamo vediamo…il carro.
    non male.

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  12. ho scritto presto e inviato tardi…
    facendo altro intanto.
    molti degli ultimi commenti li ho letti solo ora, anche i tuoi, willy.
    come spesso mi accade non avrò capito niente, ma avevo voglia dopo tanto di farmi un giro di tarocchi, e sono contenta.
    🙂

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