Mostrarsi è comunicazione, spesso mediazione culturale. Nello stato di natura, e non solo, ci si mostra quando ci si sente sicuri e ci si nasconde quando si ha paura. Ma cosa mostrare in questi luoghi e soprattutto cosa mostrare in generale? Partiamo dal fatto che l’educazione dovrebbe far rifuggire l’ostentazione e l’offesa, entrambi pericoli veri del mostrarsi. Altra condizione dovrebbe essere quella che in ciò che si mostra, la verità è parte importante. Ma infine si mostra ciò che fornisce una immagine di noi: il senso del positivo è in ciò che si rappresenta e nel ritorno che se ha. Ad esempio, se il bisogno di sentirsi voluti bene è molto forte, mostrare la propria tristezza può indurre compartecipazione e quindi raggiunge l’effetto positivo del sentirsi capiti, coccolati. Oppure, se la comunicazione si basa sulla propria singolarità, sarà l’esperienza particolare, ovvero l’uso delle parole e della loro musicalità a far intendere che ciò che si mostra è parte di una persona reale e particolare. Pubblicità, se vogliamo banalizzare il processo comunicativo, ma anche rappresentazione vera di come ci vediamo. Ci mettiamo in mostra secondo regole dettate dall’educazione, dal tratto di carattere che ci contraddistingue, dal fascino che intendiamo esercitare. Questa del fascino è una partita a parte, ma è una qualità identificativa, oltre che essere una necessità comunicativa. Un racconto banale, una presentazione di realtà scialba, non suscita fascino e quel pezzetto di artista che ci portiamo appresso, in fondo, si esprime attraverso quello che vedono i nostri occhi poi tradotto in descrizione per raccontare ad altri come vediamo la realtà. E naturalmente, loro, il mondo e noi. Sappiamo quando siamo sopra le righe, quando esageriamo, perchè l’immagine che ci ritorna è deformata. Vorremmo assomigliarle, a volte, oppure precisiamo ma sempre ne vediamo l’infedeltà e alla lunga la stanchezza del mantenerla. Questo mezzo, come altri è il braccio di ferro con la fedeltà a noi stessi e con la voglia di cambiamento di sè: come siamo e come vorremmo essere.
Pur con le proporzioni del virtuale, non è poco.
p.s. denaturato è l’alcool a cui viene mutata la natura per impedirgli di essere usato impropriamente: disinfezione anzichè preparazione di liquori. Mi veniva come titolo perchè mostrarsi è impedire di essere usati impropriamente.
Anche Dowland mi viene bene perchè mostra, accarezza, induce.
di corsa di corsa: che mostrandosi si abbia una sia pur minima possibilità di non essere usati impropriamente è una bella utopia.
ma le utopie vanno sempre incoraggiate, perciò grazie, marina
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PERSONALMENTE
solo la BELLEZZA mi denuda.E lì nulla medio.E può essere parola musica (ottima la scelta di Dowland) percezione data da un lampo, intuizione d’una incompiutezza che potrebbe portare al completo anche solo sfiorando quella soglia.Magia strana che rivelando conserva tutto il suo segreto misterioso e alchemico di realtà confusa al sogno.Bianca 2007
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mostrarsi è: “sono stanca di sentirmi inventare” (A. Merini)
mostrarsi è un tentivo
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Non so dire molto sull’argomento, non aprendo una finestra speculativa tout-court, perlomeno.
Sarà che per me il mostrarsi coincide in gran parte con l’essere, l’essere più vero, istintivo e profondo, al punto che non riesco a concepire molto altro oltre l’esercizio strettamente personale della decisione di mostrarsi, mostrarsi in una dimensione profonda intendo: scegliere, gestire, difendere e riconoscere, il resto è di contorno.
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