Cosa significa classico in musica, oppure in letteratura, o in poesia? E davvero classico è contrapposto a moderno, cioè necessariamente polveroso?
Per me classico è ciò che muove oltre il tempo, che tocca archetipi, che dialoga con chi ha voglia di ascoltare. Ma come si attua in musica?
E’ la perfezione armonica che include la dissonanza, la simmetria dell’ingegno che supera la variabilità della natura, il dialogo profondo dove chi parla e chi ascolta coincidono.
E’ la bravura, il coraggio, il genio che legge oltre gli altri, la pennellata densa, e il tratto scritto con piuma d’angelo.
Ancora si individua nella coesistenza della pace col fuoco. Oppure nel suono strappato con i denti dalle corde e dall’anima, nel mare di suono che avvolge e risucchia.
Ma è solo suono che parla, stupore della coincidenza ?
Bernstein non condivide il tempo troppo lento di Gould eppure lo accompagna, accetta il dialogo e la discussione su ciò che può essere, qui classico è comunicazione tra chi suona e chi ha scritto la musica.
Quando è iniziato il mio interesse per la musica lo riservo ai ricordi, però se dovessi individuare la musica più classica che conosco, mi fermerei tra mille indecisioni, su Bach e su questa toccata e fuga in particolare.
L’archetipo non muta, è e basta, però si reincarna, ad esempio, nel pop.
oppure nelle contaminazioni del jazz,
spesso gira nella notte.
Avete mai pensato al rapporto tra luce e musica?
Oppure si pone il problema del silenzio.
La classica è l’ordine che paziente ri-allinea e dispone: la fantasia del genio che vola e fa volare, senza comunicazione non c’è musica, solo rumore.
Sparpaglio qua pensieri tra luce e musica, stupore e archetipi, fuoco e riallineamenti. …
ed è come se fossi sdraiata ad osservare le nuvole.
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musica! musica!
Gould mi ha sempre affascinato, non solo per quella ossessività meccanica delle sue esecuzioni, che tirano fuori da Bach una nevrosi e una modernità sconcertanti, ma mi ha affascinato perché è stato in grado di fregarsene di obblighi e convenzioni e essere se stesso in modo totalmente originale
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LA MUSICA
dovrebbe essere il suono che guida all’indeterminato logos dove il verbo si è formato per dargi compimento.Bianca 2007
P.S.Devi essere molto preparato ed abile anche a tecnologia…e questa un poco te la invidio,NON per intercettare o avere il potere per farlo,solo per la GIOIA di un compimento…ma non mi è dato avere.Pazienza.
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Credo che classico coincida con tutto ciò che sopravvive al suo tempo storico di riferimento, in musica come in letteratura, in filosofia come nel cinema, ecc. ecc., tanto per mescolare i generi.
Sopravvivere al proprio tempo storico è privilegio del genio, anche quando sopravvive come termine di riferimento da discutere e confutare: avrà in quel caso messo comunque in moto un processo di approfondimento e di riflessione (vale moltissimo per le discipline scientifiche, ma non solo).
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Classico è ciò che sopravvive, come ha scritto Tereza, oltre il tempo, le mode e il variare dei gusti della gente.
Classico, per me, è quel che riscalda l’anima, che accoglie e accetta.
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classico è tutto quello che avete detto e stasera abito scuro, camicia bianca, cravatta a piccoli disegni pervinca 🙂
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Oh, e finalmente qualcuno che riconosce il lato classico della cravatta a disegnini…
(in altri tempi ho dovuto sostenerlo contro un’infame campagna denigratoria in favore della lugubre cravatta tinta unita)
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stasera requiem di mozart per una serata charity…che fa tanto noblesse..quindi rigorosamente in nero, con tacchi alti da imbecille che non sa camminare sui tacchi alti, capelli con i ricci come susanna si fa i ricci…ahhhhh…cosa non si fa per mozart 🙂
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Il requiem di Mozart e’ uno dei miei classici da bulimia d’ascolto,credo di averne almeno 6 interpretazioni, l’aura di leggenda che lo avvolge ha poco di vero, ma ha una tale potenza che la leggenda è una scorciatoia per comprendere la lotta tra Mozart e il fato.
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mi sono innamorata. del requiem. sono stata rapita e sedotta..dal coro, possente. dalla musica. non mi sono distratta, nè addormentata. sono scesa, dopo, dai miei 12 cm di tacchi scomodossimi e ho pensato che la prossima volta rimetto le ballerine…che a mozart piacerò lo stesso, e lui a me 🙂
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Io canto in un coro amatoriale, piccolo ma molto serio. Cantare La Messa di requiem di Mozart è una emozione potente, un’emozione razionale vorrei dire, un piacere del corpo e della mente.
In questa stagione stiamo preparando il Requiem di Fauré (che egli chiamò così, senza la parola Messa a differenza di tutti gli altri Requiem della storia della Musica e che, altra anomalia, scrisse al di fuori di ogni ricorrenza, solo per il piacere di trattare il tema della morte). Siamo molto lontani da Mozart ma non dubito che sia legittimamente un grande classico.
Il classico ha la prerogativa di cogliere qualche cosa di atemporale, io credo, capace di passare perciò attraverso il tempo ed i tempi.
grazie per gli ascolti
marina
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Cos’è classico? Il Bach di Gould? Le sue Goldberg, forse? Ne conosco almeno 5 diverse registrazioni, tutte profondamente differenti (l’ultima è quella postata da te, con Gould nei suoi ultimi anni di vita). Sono diversamente classiche? Lo è di più la prima, con i tempi strettissimi, o l’ultima, con l’aria con i tempi doppiati?
Non credo. Classica è l’emozione che ti ispira. E a questo punto concordo pienamente di attraversare la musica valicando le barriere fra musica “colta”, jazz (che a mio avviso è spesso più complesso della musica “colta”), pop o rock, per poter finalmente entrare in quell’ambito indefinibile che è l’emozione. Classica è la musica che ti regala l’emozione. Forse per questo hai definito come la più classica per te la toccata e fuga in Re minore (nella grande interpretazione di Karl Richter, che amo come interprete eccezionale di Bach). Nelle sue volate di arpeggi e di incastri di voci la mia personale emozione ritorna ad un bimbo di 12 anni che l’interpretava con l’ingenuità della sua età. Ora che il bimbo ne ha 50, e non sa più suonarla, l’emozione è ancora più profonda.
Il più classico per me? Non posso dirlo. Dipende dal giorno. Dipende dall’emozione.
Grazie per la bellissima selezione, anche se non sono d’accordo con te sulla lentezza del tempo del concerto di Brahms. Per me il tempo è solo leggermente trattenuto, e probabilmente è una scelta di Bernstein e non di Gould, che lo rimarca ritardando e scavando ogni nota negli arpeggi.
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A me piace più delle altre, la prima delle registrazioni di Gould delle Variazioni Goldberg, parlo di quella registrata a Strasburgo, forse perchè ancora inconsapevole del resto che sarebbe accaduto. il giudizio sui tempi del concerto di Brahms è di Bernstein, la versione di Gould mi piace, ma non è l’unica che mi attrae. La tua considerazione è vera, le note sono scolpite. Ripensando a questo post, forse oggi lo scriverei diversamente, perchè il termine classico è così abusato da riportarlo ad una dimensione personale di emozione.
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