Laura mi invita nel suo commento a “ma allora…”, a guardare al positivo nato in questi anni post ’68, ed è vero che molto è mutato, che non è stato inutile, che il senso comune esecra di meno, ma
la differenza tra chi allora, ha sognato e chi poi, più giovane, ha vissuto è oggi lo scarto tra desiderio e realtà. Un quanta di quel cambiamento è in quelli che c’erano e non dormivano, quindi non dispero, ma inspiegabilmente un processo si è fermato. E’ come se in chimica, per una anomalia termodinamica, la reazione si arrestasse a mezzo e le basi e gli acidi, non più quelli di prima, restassero indecisi sul da farsi.
C’è una stechiometria del sogno che in qualche modo deve far tornare i conti. E non mi si dica che solo la realtà conta, perchè di contabili dei sentimenti ne abbiamo a josa, sempre intenti a dimostrare vantaggi, salvo poi doverli ricostruire ogni mattina.
Una settimana fa ero ad Orvieto ad un incontro di sciammannati sostenitori di ciò che sbrigativamente era definita mozione Marino. Il bello di questa congerie variopinta di idee, libertinismi, sensibilità ambientali e diritti soggettivi e sociali, era che ognuno aveva una priorità, ma la somma delle priorità era comunque una volontà positiva, non un dilemma di Buridano in attesa di un calcione amico per procedere. Non c’era rassegnazione forse perchè con più cuore a disposizione, il sangue circolava.
Qui arriva il però del dubbio: ma se il ’68 e il ’77, con il codazzo di pantere, girotondi, ecc. hanno poi prodotto questa situazione e così tante presenze ex libertarie nelle file berlusconiane, dove abbiamo sbagliato e perchè tutto si è fermato sul possesso?
Perchè sempre di possesso si parla nei sentimenti, nei rapporti, nelle cose, nel lavoro. Questo essere attaccati a ciò che si ha, soprattutto il potere, ed estenderlo nelle persone vicine porta a distorcere i rapporti migliori. Lo sapevamo anche allora, ma ciò che ne è venuto poi ha bloccato la riflessione e quindi il procedere della reazione di cambiamento. Ciò che è mutato, è mutato per spinta acefala seguendo il principio della minore resistenza, piuttosto che perseguire una direzione: più libertà sessuale non corrisponde ad un minore potere esercitato tra i sessi, più contratti di lavoro non corrispondono a maggiore mobilità sociale e possibilità reali.
Lancio una riflessione che parla della realtà sociale come la vedo: la generazione degli attuali trentenni è spossessata dai padri, del lavoro, della mobilità sociale, e nel giovanilismo imperante, anche degli amori. Nessuno si fa da parte, non emerge un patto tra generazioni che dica: tu mi cedi una parte del potere che hai, mi affianchi, mi fai crescere, ed io ti riconoscerò importante. La somma dei privilegi che si annidano nelle generazioni attualmente al potere impedisce qualsiasi prospettiva di redistribuzione e di uscita dalla precarizzazione. Ciò comporta che una generazione verrà sacrificata sull’altare del potere generazionale perchè gli attuali trentenni arriveranno alla soglia della mobilità sociale a cinquant’anni. Basta fare un conto: i sessantenni lavorano fino a 65-70 anni e verranno sostituiti dagli attuali quarantenni, che resteranno ai posti di lavoro/comando per almeno 25 anni, quindi i trentenni arriveranno troppo tardi. Forse per questa cattiva coscienza si è preferito investire sull’assenza di difficoltà alzando la protezione piuttosto che lasciare che lo scontro generazionale assicurasse il ricambio. I nostri figli non sono bamboccioni, sono tenuti in condizione di non nuocere e mantenuti ai margini dello status quo. In questo penso che una riflessione sul concetto largo di possesso che parta dalle persone, i sentimenti ed arrivi al lavoro potrebbe essere utile.
ieri parlavo con la mia amica dit e le dicevo che noi ci siamo separate “in tempo”. Dieci anni fa la sottoscritta, 40enne, non aveva uno straccio di lavoro e arrivava da 7 anni di mammismo e budini elah. Ma allora, 10 anni fa, lavoro ancora se ne trovava. C’era il boom del call center e finii in un call center. Da li ho poi fatto altro, e adesso ho un lavoro dignitoso. Mi dovessi separare ora, 40enne, con 3 figlie, senza un lavoro, con un padre che non passa alimenti, mi sparerei. Non avrei nessuna speranza, manco il call center. In 10 anni la situazione è talmente cambiata che paiono anni luce. Lavoro non ce n’è. punto. ed è l’indipendenza economica che ti permette di fare poi altri ragionamenti, andare a vivere insieme a qualcuno, separarti, vivere da solo. Chi ce l’ha, il lavoro, qualunque età abbia, se lo tiene stretto stretto e non si permette di sputarci sopra.I nostri figli hanno poche speranze e lo sanno pure loro, hanno imparato a declinare il verbo arrangiarsi. Non so quanto reggerà questo sistema, fino a quando i ragazzi non esploderanno perchè vorranno giustamente prendersi in mano la loro vita che adesso è congelata a casa di mammà.
buona serata, willy
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esploderanno…lo penso anch’io, anzi lo spero.
non hanno scelta, è orribile quello che si presenta nel loro futuro:
il nulla!!
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Credo ci sia una grande sottovalutazione dei giovani e del problema che li investe da parte della politica.
Spesso penso che non potrà reggere all’infinito questo stato di inutile attesa, e forse neanche per qualche anno ancora.
Spesso penso che un’emergenza come quella delle generazioni senza futuro possa aprire le porte al terrorismo e non mi sento capace di non comprendere certi stati d’animo pur non condividendo determinate scelte.
C’è una bomba innescata in questo paese, la disperazione dei senza futuro: la vedono in pochi, sebbene la miccia sia sempre più corta.
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IO HO PORTATO DUE FIGLI
all’età Adulta.E’ stato duro faticoso pesante spesso, fatto sempre nella consapevolezza d’essere un “mezzo” formativo con l’aggiunta di qualche sogno nel quale credevo e che spingevo dall’entusiasmo che mi ha sempre contraddistinto.NON LI HO MAI CONSIDERATI “bamboccioni” NE’ LORO MAI SI SONO SENTITI TALI.Stanno facendosi il cammino verificando di testa loro se qualcosa di quello impartito da me sia concreto valido per i tempi o solo sogno se non addirittura utopia.Sono certissima che “qualcosa” resterà.E saranno quei valori imprescindibili da. come l’ONESTA’ la COERENZA all’onestà la COMBATTIVITA’ e il CORAGGIO che non fa demordere per far valere un VALORE DI QUEL “MEGLIO” che sanno dare anche a costo di ingoiare fiele,MAI D’ABBASSARE LA TESTA.Sarà dura sicuramente,uno (ricercatore scientifico all’università Vergara) sta addirittura pensando di espatriare) ma ce la faranno,magari con qualche sogno in meno! Bianca 2007
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