
Tereza ha lanciato una idea sui libri che ci hanno colpito, proponendo di parlarne con l’autore: questo è il mio, molto libero, contributo, dedicato a “l’uomo senza qualità”di Musil.
Conosco un poca della sua vita, signor tenente, quello che i biografi lasciano come orme sul terreno umido della storia per depistare gli inseguitori, per questo l’ho osservata attraverso i suoi libri. L’ho cercata tra le righe, rimpiangendo di non conoscere il tedesco, ho sentito le diverse pulsioni che l’hanno attraversata, le curiosità giovanili ancora da solidificare nella sessualità adulta, il ribollire dei desideri nell’accidia, la scelta di vivere di ciò che si conosce. E’ stato Lei a prendermi per mano in un percorso lunghissimo in cui non sembrava avvenire nulla, come in molte delle nostre giornate, come in molti dei nostri rapporti in cui ci si chiede quale sia il nocciolo, cosa si è detto, cosa si è ascoltato di nuovo, a che serva. Ed in questo lago immoto, dove tutto accade perchè è necessario, cioè la raffigurazione della noia, che altro non è se non il necessario, Lei fa finta di ostentare impudicizia dicendo cosa le manca: le qualità. Come le belle donne che mostrandosi nude indicano un particolare che le renderebbe brutte. Ma è solo per attrarre l’attenzione, provocare il complimento che abbraccia, enumera, e specifica le bellezze e distrae. Perchè apparentemente il vezzo distoglie nella leggerezza della superficie, mentre altra è l’attesa e il dialogo profondo. Così per noi, caro Signore – e lei ben lo sa-, le qualità sono quelle che ci vedono gli altri. Importanti per loro e leggere per noi che ci conosciamo bene e che vorremmo che le qualità coincidessero con la soddisfazione del desiderio d’essere, perchè essendo esigenti, la nostra è un’eterna rincorsa tra realtà e immagine. Quindi la nostra assenza di qualità è giudizio severo, ma anche via di fuga, che ci attribuiamo per lenire la nostra insufficienza di non essere come vorremmo. Quello che di Lei mi ha preso, è la densità delle parole, la sensualità voluttuosa che alcune emanavano, il colore deciso di altre, messe a contorno del nulla della fine. Damaschi e profumi di sandalo, incensi ed interni soffici di luce e tenebra. In quel tempo ridotto in cui si vive e sembra non accadere nulla, Lei mi ha condotto su una strada all’interno del senso. Pregno è la parola che più mi risuonava, come vi fosse una continuità tra le prime pulsioni dell’adolescenza, che in fondo mai finiscono, ma solo si mascherano d’altro nell’età adulta e formano quel capitolo dell’inconfessabile che collochiamo in una parte di noi cosi densa e sensibile da assimilarla al colore puro e vischioso. Quello che verrebbe voglia di toccare, al tempo stesso sapendo che, toccatolo, non si staccherà e non basterà lavare. Sarà per questo che, nelle rare e apparentemente pudiche, scene di sesso, allontanavo il testo e mi pareva di seguirla nell’accidia dei pomeriggi d’estate, nelle notti in cui il risveglio dura tanto a lungo da confondere sogno e realtà, in un rimescolare di pensieri e sensazioni che oscillano tra due veri.
Lei sostiene che bisognerebbe vivere come in un romanzo, togliendo l’inessenziale e nel frattempo ci conduce tra le abitudini della giornata; per centinaia di pagine sembra non accadere nulla, mentre tutto si muove e brulica, ed emergono vite, vizi e virtù, consuetudini e viltà. Ho capito che tutto accade in poco tempo e poi c’è una perenne ripetizione della scena, mutando attori, musiche e scenari, ma la qualità è l’essere eguali e diversi, caro Signor Musil, finendo l’inchiostro prima di scrivere la parola fine.
n.b. per quelle pagine che Lei non ha voluto approfondire quando era tempo e poi il tempo s’è spento:
farina e pesci guizzanti,
i nostri corpi, ad
impastare con colpi di coda
acque di mari,
perduti
nel desiderio liquido
da bere, versare,
inghiottire.
Tra poco ci sarà,
oltre la tensione superficiale,
il sole,
senza limite
di sabbia e d’ acqua.
che grande che sei! Sei sul mio blog.
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Sono rimasta incantata dalla fluidità di relazione con il libro di Musil che emerge prepotente dal tuo scritto. Sì, una fluidità che abbraccia le parole e i loro significati,una fluidità di scrittura certo, come si direbbe comunemente, ma non fine a sé stessa, non formale: fluidità di relazione piuttosto, come se tu e il libro foste andati a spasso insieme, a lungo e di frequente. Bella quest’amicizia, profonda come un amore, come le migliori amicizie sanno.
Alla fine hai saputo in parte anche smascherarlo il tuo Ulrich ed hai saputo anche innalzarlo: sei stato davvero grande nella profondità, fluida profondità.
Grazie.
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la verità è che nn so come e cosa dirti….
ma nel trambusto emozionale che mi hai creato volevo solo dirti che ti ho letta.
grazie
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Un grande excursus sulle qualita’…sei anche sul mio blog
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nice post. thank you so much for the information
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