A Modugno, a Venosa, a Bitonto stanno raccogliendo le ultime olive. Grandi reti verdi sotto gli alberi fino ad invadere la strada. Dai cavalcavia mi fermo a guardare il mare verde. E’ lo stesso di Kalamata e di Delfi verso il santuario. Da tremila anni gli stessi gesti, lo stesso mare, gli stessi odori e sapori.
Ieri notte vicino al frantoio, si sentivano le macine e il profumo forte dell’olio, l’ho assaggiato intinto nel pane abbrustolito. E’ un archetipo del gusto, uno standard per il jazz della cucina, viene da tanto distante che tutti i popoli della pozzanghera lo conoscono.
Oggi lungo la strada, vedo gli ulivi morti. Troppi per le gelate che non ci sono state. E solo lungo la strada. Anche se la natura è molto più paziente degli uomini, è una sentenza nei nostri confronti: gli ulivi sopravviveranno.
gli achei sono sui bastioni di orione, per la grande battaglia finale.
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un grande e forte abbraccio.
leggerti mi scalda il cuore. sempre.
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Ce ne sono di secolari, immensi, con grossi tronchi bitorzoluti.
E il sapore dell’olio sulla bruschetta è veramente il paradiso in terra.
Notte Willy.
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