DOMENICA LE PRIMARIE DEL PD ESPERIMENTO DI DEMOCRAZIA

 

L’autunno è una stagione simbolica per il cambiamento in questo Paese, così è stato in passato, sia a destra che a sinistra, ma oggi al centro dell’attenzione c’è la crisi produttiva, con la sua gravità occupazionale montante e lo scontento nella parte riformista del Paese. Per questi cittadini, in questi anni, il distacco tra il possibile e il reale è stato sempre troppo elevato e senza speranza nell’essere colmato. In questa percezione tra la reale urgenza dei problemi e l’azione dell’opposizione, anche la lunga marcia verso la segreteria del Pd ha lasciato tracce negative. Ma questo autunno ha due facce e se guardiamo dal lato positivo questa stagione di passaggio, possiamo accorgerci che la scelta di un lungo percorso congressuale, con un dibattito pubblico senza pari fra i partiti italiani, è servita per far emergere idee e modi di azione politica con forti caratteri di novità. Però avere tre buoni candidati alla segreteria del Pd non significa avere lo stesso partito, indipendentemente da chi vincerà. Questa era la caratteristica della vecchia politica e dei partiti carismatici: il 25 ottobre con le primarie aperte, verrà imboccata una strada diversa e il Pd assomiglierà alla maggioranza degli elettori che determineranno il segretario. Questa percezione che si sta superando la vecchia immagine del partito riformista mi ha fatto scegliere Ignazio Marino, per la sua proposta che si appoggia sulla novità della candidatura, sulla rottura dei paradigmi politici di cooptazione, sulla laicità come metodo dell’agire politico, sulla priorità per i temi che riguardano l’istruzione, i giovani, il lavoro, il futuro. In questo vedo il metodo per essere più vicini alla velocità del cambiamento della società, mantenendo fermi i principi che non sono mutati dalla rivoluzione francese: eguaglianza, solidarietà, libertà. Ciò che è mancato in questi anni in cui la politica ha riflettuto molto su sé stessa, è stata proprio la proposta di un metodo che consentisse di affrontare problemi globali attraverso soluzioni puntuali. I giovani, le donne, gli anziani, i lavoratori, gli omosessuali, i disabili, interi pezzi di società sono stati isolati dal contesto globale come se i destini dell’uno non riguardassero gli altri. L’annuncio del problema puntuale ha prodotto un attenuarsi delle tensioni, ma non ha prodotto soluzioni e ha disgregato il tessuto cooperante della società. In definitiva le persone sono più sole e non riescono a far riconoscere come collettivi i problemi che vivono. Invece la bontà della proposta politica passa attraverso la saldatura tra i problemi globali e la politica di cambiamento come luogo dove ognuno deve riconoscere il proprio futuro e la propria condizione presente. Se un giovane percepisce 500 euro al mese per lavorare 8/10 ore al giorno, con un contratto regolare, il suo problema non può essere personale, ma diviene una questione collettiva. Se l’eguaglianza tra sessi o la libertà di disporre della propria vita non è garantita, non è un problema personale, ma generale. Se non c’è mobilità sociale e il merito non è il criterio per distinguere, gli individui divengono prigionieri di una condizione senza poterla mutare. Questa società in cui convivono diritti e dinamicità è quella che penso per un futuro che supera antiche etichette e condizioni precostituite. In questo la scelta del 25 ottobre non è un passaggio banale, perché in quell’occasione opzioni nuove possono entrare a far parte dell’azione del Pd e su queste costruire un programma e un futuro definito in cui i cittadini possano o meno riconoscersi. Mi piace pensare che il partito dei riformisti in questo Paese sia fatto di additività, di esperienze e di storie che si sommano e creano un futuro condiviso, non di inclusione in cui alla fine c’è la marmellata delle idee. Sarebbe poco interessante qualsiasi ritorno al passato, sterile e inadeguato. Non è questa la condizione in cui ci si avvia a votare il 25 ottobre: comunque vada sarà un esperimento di democrazia grande, ma anche un conferimento di responsabilità enorme per chi vincerà, che dovrà unire e cambiare allo stesso tempo. E’ una grande occasione di partecipazione: facciamo in modo che ora l’inverno del nostro scontento davvero finisca in una estate.

Mica è necessario leggere sempre tutto e di certo non mi offendo. Questo è un mio articolo pubblicato ieri sulla stampa locale. Non voglio convincere nessuno, ma io sono anche questo. Come dire: per conoscenza.

4 pensieri su “DOMENICA LE PRIMARIE DEL PD ESPERIMENTO DI DEMOCRAZIA

  1. anche noi siamo in fibrillazione a casa per le elezioni..ma elezioni importanti, willy, che violetta è candidata al consiglio d’istituto del liceo e si sbatte tra kollettivi, volantini, fa campagna elettorale.
    perchè vuole essere eletta.
    ed è tenera nel suo fare politica…si respira aria leggera che sa di domani.
    stamattina ci stavamo truccando insieme, e le dico
    – vabbè viola se non verrai eletta potrai sempre fare politica a scuola..
    – ma sei scema mamma?..se uno non viene eletto vuol dire che ha perso e fa altro, mica va a elemosinare un posto.

    ecco, willy. ancora lei non sa che in italia vincono sempre tutti.

    forse, da grande, violetta avrà ancora grandi sogni.

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  2. Ammiro la costanza del tuo impegno, della tua motivazione, tutta roba difficilissima di questi tempi…di questi anni…di questi decenni.
    E’ un po’ come tu ti dimostrassi un atleta della motivazione, ma non di quelli a muscoli gonfi e finti, no, piuttosto uno di quelli della scuola “mi alleno costantemente per mantenermi pronto alle sfide”.
    Ti assicuro, Willy, non c’è traccia di sfottò nelle mie parole e non intendo celebrarti stupidamente, solo ringraziarti, quello magari sì, per mostrare la tenacia e quella capacità di non accontentarsi che dovrebbero essere la vera motivazione di fondo della politica.
    Io mi sento molto più incazzata che capace di sperare davvero, però so che non voglio mollare: l’incazzatura- quella nutrita di ideali schiaffeggiati- è pur’essa energia e motivazione, non credi?

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  3. La motivazione Tereza non è sempre facile da mantenere, soprattutto con il passare degli anni. E’ come fossi passato tra i vari gradi di incazzatura e di indignazione per conservare quest’ultima e concludere che le battaglie importanti si combattono davanti alla porta di casa. Non c’è più consenso acritico alla mia parte, anzi non c’è mai stato, però la convinzione che comunque ci si deve schierare, far carico è rimasta. Quello che con il tempo non sopporto più sono i furbi, quelli che si schierano con il vincitore, quelli che pensano di aver qualcosa da perdere che sia più importante di loro stessi. Essere incazzati fa bene, ma gli ideali, i principi non sono negoziabili e indirizzare verso questi l’energia è una cosa che fa star meglio. Da tempo il mio modo di agire è uniformato al:”credo a quello che affermate e pretendo che lo facciate davvero”. Se si dice che c’è democrazia mi comporto come se ci fosse davvero, se si dice che siamo liberi mi muovo di conseguenza e così via. Comunque Tereza, l’incazzatura è un bel presupposto per fare e non arrendersi o chiudersi in casa.

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  4. Io, da sempre attiva in politica, sono oggi una “chiusa in casa”. La mia parte politica mi ha profondamente delusa. Vado ancora alle manifestazioni della mia parte ma il mio spirito è completamente diverso. Non lo faccio più perché credo che in molti si possa incidere sulla realtà ma solo per trovarmi tra persone che sento vicine, con i miei stessi ideali. Respiro per qualche ora un’aria un po’ più pulita di quella che respiro quotidianamente nei negozi, negli autobus, negli uffici della mia città.
    No, non andrò a votare alle primarie. Sono stanca del ricatto morale: dobbiamo far vedere che c’è un’altra Italia non berlusconalizzata. L’onere della prova spetterebbe innanzi tutto alla classe dirigente del PD. Ma questa classe dirigente, fatta salva l’onestà personale, è del tutto inadeguata al momento storico che viviamo ma decisa a mantenere tra le sue mani la barra del potere. Sono sola senza referenti politici. Perdere non è un problema per me, sono sempre stata all’opposizione e so reggere le sconfitte. Ma la rivoluzione antropologica cui stiamo assistendo meriterebbe idee, persone, progetti nuovi. Io non li vedo. Il PD, che ha avuto il mio voto, ha scelto di non darsi una identità dietro lo slogan del “tenere tutti insieme”: Bene, si tengano insieme tra di loro. Me, mi hanno già cacciata. E non mi chiedano di portare il mio corpo ai loro seggi elettorali.

    Apprezzo il tuo impegno e la tua buona volontà ma sono forse troppo vecchia per credere ancora che la buona volontà personale possa sostituire la mancanza di dirigenti politici capaci. Se votassi voterei per Marino. resterò a guardare per la prima volta nella mia lunga vita.
    marina, amareggiata, sfiduciata, delusa e incazzata

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