Il ministro delle comunicazioni si presenta davanti alle reti unificate. L’annuncio è in quella busta che tiene in mano. Gli operatori lo sanno e mettono a fuoco. La busta viene alzata verso gli obbiettivi, mentre il ministro scuote i capelli tinti azzurro/verde, il colore del partito del governo. Si ferma il chiacchericcio, resta solo il ronzio di fondo dei generatori. Schiarisce la voce, addita la busta, formato legal e mostra l’intestario: è il presidente dell’esecutivo.
” Questa è l’ultima lettera cartacea che sarà consegnata dal servizio pubblico…” racconta i motivi economici, l’esaltazione della tecnica che ha eliminato lo scrivere su carta, il risparmio energetico conseguente. ” da oggi la parola Poste scomparirà dagli uffici della comunicazione, verranno smantellate le cassette e strutture stradali stradali. Gli immobili non necessari alle attività tecnologicamente evolute saranno ceduti a privati. Il ricavato diminuirà il debito pubblico dei pronipoti. Sorride. Non ci sarà un ultimo postino, perchè io stesso, come officiale di posta dimissionario, consegnerò la lettera al presidente.”
Qualcuno ricorda i francobolli scomparsi da anni, fioccano le domande sul futuro, una prevale: cosa è scritto nella lettera?
“Cari signori questa lettera contiene il decreto di fine del servizio postale e che altro dovrebbe contenere?
Le voci si spengono assieme agli obbiettivi, mentre il ministro va a consegnare la lettera.
Nello stesso giorno, anziani cittadini, giovani indocili danno inizio ad un servizio di posta cittadina con collegamento tra le principali città.
La polizia scheda i partecipanti al servizio, sequestra le lettere che vengono decifrate senza restituzione. La protesta è difficile perchè l’ultima lettera contenendo il decreto che abroga la corrispondenza elimina il diritto alla segretezza della stessa.
Nostante le difficoltà, il servizio continua. Vengono organizzati corsi segreti di scrittura e calligrafia. Una manifestazione con cartelli viene duramente repressa. Il movimento moleskine nato a difesa della comunicazione scritta ritorna in piazza silenzioso, con cartelli bianchi privi di scrittura. I cartelli sono sequestrati ed affidati agli esperti per la decrittazione.
A seguito delle turbolenze dei facinorosi, il ministro dell’interno, in una conferenza comunicativa, annuncia che per la tutela del diritto di parola è vietata la scrittura, se non in modica quantitità e per stretto uso personale. I servizi di posta privati sono illegali, le pene per i trasgressori sono severe e comminate per direttissima. Le persone malate che manifestano dipendenza dalla scrittura e dalla comunicazione scritta, anche non in flagranza di reato di posta, possono, su autodenuncia personale, ricorrere ai servizi di riabilitazione comunicativa correttiva. Nei servizi sono attivati, a seconda della gravità dei casi, percorsi individuali e collettivi di pensiero condiviso, ideazione di massa, formazione alla comunicazione fungibile.
La scrittura e il servizio postale passano in clandestinità.
scenari possibili….cerchiamo di farci mettere in celle vicine, dai, che ci facciamo compagnia….
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così dividiamo penne e quaderni, i pensieri solo a volte… 🙂
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IO INVECE
voglio con-dividere il trionfo di mura abbattute,la GIOIA per non vederle mai più.Utopia?…A tutti è dato sognare il sogno che abbatte sbarre e cancelli. Non mail ma mani che aprendo la porta portano sole,menta ghiacciata e un sorriso sgranato che accompagna con tranquilla dolcezza il reciproco dono.Bianca 2007
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io sono Bic Cristal della Brigata Pignacento
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presente compagnia penna auretta con cartuccia corta…
buon pomeriggio, mr orwell 🙂
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per volontà o per costrizione il popolo delle moleskine è già in via d’estinzione, e già oggi scrivere a mano è sempre meno importante per i giovani. E poi scrivere e scambiare la parola scritta è eversivo.
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