paradossi

Nel mio modo di scrivermi addosso, mi accorgo che il gusto del paradosso, spesso non è comprensibile. Ma è proprio perchè credo ai valori universali e all’etica che non accetto le semplificazioni che la legge assicura. Possibile che non si possa colmare, almeno in parte, la contraddizione tra la paura della perdita di sicurezza e benessere con i diritti umani? Abbiamo bisogno di pensiero forte, perdio, e basta con tutte queste distinzioni che fanno perdere l’essenza dei problemi da risolvere: o i diritti ci sono e allora bisogna dire come esercitarli oppure non ci sono e non ci raccontiamo balle per sentirci buoni. Non è possibile accogliere tutti? Bene, stabiliamo le modalità dell’accoglienza che non sono le cazzate che adesso si devono fare per rispettare la forma della legge, dove tutti mentono, chi accoglie, la polizia che deve far finta di non sapere,  gli immigrati con i viaggi immaginari, i consolati che certificano ciò che è già avvenuto,ecc. Ed è chiaro che il problema non si risolve pensando di erigere muri impossibili, ma alle frontiere della Libia, in Sudan, in Kurdistan, in Moldova, ecc. E’ un problema banale per gli esportatori di civiltà e democrazia sulla punta delle baionette? Oppure bisogna rendersi conto che la guerra contro le orde fameliche dei poveri, è iniziata, con l’arruolamento della coscienza di massa.

E’ solo indecente voltarsi dall’altra parte e continuare nel sonno scomposto dell’umanità condizionata.

3 pensieri su “paradossi

  1. non ci si può voltare dall’altra parte, nessun uomo è un’isola. i diritti che oggi tolgono ad altri, li stanno togliendo a poco a poco anche a noi, e dobbiamo vigilare, ascoltare, distinguere tra quello che dicono quello che pensano e quello che fanno, e continuare a combattere,a farci sentire, a essere solidali con gli altri, con la terra, con noi stessi. regole, sì, condivise, ma umane e nel rispetto di quelli che con tanta fatica e lotta sono diventati i riferimenti anche legislativi della convivenza su questa terra. sembra di fare cose minime, ma l’importante è fare tutto quello che si può.
    non chiediamo per chi suona la campana, suona per noi.

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  2. la mia amica maura mi raccontava di un viaggio fatto nel burkina faso. Ora il burkina faso è all’ultimo posto in tutto : fai un’indagine su quante paia di scarpe un abitane del mondo possiede? loro saranno sempre ultimi, con zero paia. Le capitò di finire in un villaggio dove c’era un piccolo museo (e s a t t o, un piccolo museo) con opere fatte dai locali. c’era un generatore per le emergenze : bene, c’era pure in questo villaggio del burkina faso dove non hanno neanche le scarpe una tv con il satellitare e un’ora al giorno la guardavano.
    la direttrice del museo (la direttrice, capisci) diceva : questi si mettono in cammino per giorni, attraversano il deserto della nigeria e approdano sulle spiagge : vogliono partire per poter mangiare, bere, comprarsi le scarpe.

    non potremmo mai fermarli.

    scusa se ho scritto tanto. forse bastava solo la frase finale.

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