Andare o restare? Per quasi tutti la possibilità di scelta è solo teorica ed è un sogno che si consuma con il tempo. L’insofferenza sociale è cresciuta, molto più alta che durante la prima repubblica, assieme alla diminuzione della speranza di cambiamento. Eppure sappiamo che mai come ora c’è bisogno di idee fertili, di volontà forti, di poca acquiescenza. Solo che gli attori di queste possibilità sono schiacciati dai tempi lunghi del mutamento, così le loro esistenze si piegano e trovano una strada nel compromesso tra essere ed esistere. Tra i miei coetanei c’è un’idea malsana di politica, escludente e snob sino ad essere decontestualizzata: potrebbe funzionare su marte non in Italia. Come se alla fine venisse rifiutata la realtà per rifugiarsi in un quotidiano fatto di sogni già sognati. La povertà trasversale che oggi ci accumuna, è l’assenza di sogni realizzabili.
ho sempre pensato di andare.
l’ho ripetuto mille volte e scritto mille volte.
poi sono restata.
e la gioventu` e` passata.
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LA MEJO GIOVENTU’
è chi è restato con la coscienza piena di contraddizioni di cui pone se stesso al centro di quelle cntraddizioni,ma elevandosi a principio di conoscenza e quindi d’azione.Evviva malgradotuittoeciononostante.Bianca 2007
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è quello che a volte non si può dire Emma, che questa scelta non è una scelta e non è neppure questione di coraggio perchè chi resta non ne ha meno di chi va, ma solo che è difficile staccarsi, tagliare e alla fine ci si lascia vivere, collocando la speranza sempre più in alto finchè la si rifiuta come la volpe per l’uva. Si può andare anche restando e nuotando controcorrente e sappiamo tutti quanto difficile sia ogni giorno.
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Sai, trovo bellissimo questo post e il video, abbinato splendidamente.
Penso sia il degno e dignitoso commento della nostra vergogna e del dolore che ne provano alcuni, pochi ahimé…
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infatti non capisco questo rifiutare la realtà posticipando scelte che poi sono lo stesso scelte. è che siamo fatti di realtà e della stessa natura di cui sono fatti i sogni. in questo non trovo contraddizione. se uno resta è perché sa quando andare. credo.
davvero bel post e bel video. ma il professore avrebbe dovuto chiedergli di restare. e fallire anche. sarebbe andato bene lo stesso. ché di fallimenti son fatte le vittorie.
infatti se non ricordo male, di fallimenti gli sembrava di aver vissuto ma il nipote era poi riuscito a vederlo quel sole.
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restare, andare, alla fine Neru la cosa giusta è condividere le proprie scelte, e affrontare quel pochino di dolore che consegue dal movimento. C’è uno scarto tra il nostro concetto di decenza e la realtà che spingerebbe alla fuga, ed invece testardi si resta perchè nonsi avrebe un posto dove tornare, cercando di smontare la macchina infernale. Abbiamo bisogno di ingegneri delusi e caparbi e di un po’ di aiuto del fato. E spero basti. 🙂
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Bellissimo film. Rimarco, personalmente, la povertà trasversale. Di contenuti veri e di speranze.
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