bandiere

Sui cancelli della fabbrica vuota scolorite bandiere sindacali penzolano sfilacciate. Chissà dove sono ora i lavoratori, come procedono le storie individuali, i figli da mandare a scuola, il mutuo o l’affitto da pagare, l’idea di aver perso non una battaglia, ma la guerra della vita. Competenze disperse assieme alle abitudini, il fare dissolto in un nuovo fare qualunque. Ogni mattina, per anni, ci sono stati i volti di chi stava a fianco nel capannone, qualche intreccio personale, i racconti dei figli, delle domeniche e degli amori durante la mensa.

Passando distratti, si rimuovono i piccoli dolori altrui, le esistenze singole spezzate, si pensa che  un nuovo equilibrio, comunque, l’avranno trovato.

Con il letto caldo e il caffè al mattino, nelle nostre case le finestre attutiscono il tempo atmosferico e quello sociale: per fortuna non è toccato a noi, poveretti…

E il pensiero si scioglie in una vaga inquietudine di fondo, un malessere che non emerge e lega e che non farà fare alcuna protesta vera.

E’ toccato ad altri, speriamo, tiriamo avanti, passerà.

E la vita non muta, c’è solo questo disagio che non è solidarietà, che non è difesa, che fa vivere giorno per giorno senza progetti.

Basta cambiare strada e tutto farà sempre meno male, finchè il tiro non si avvicina davvero. E allora sarà troppo tardi.

Chissà dove sarà finita Vincenzina.

5 pensieri su “bandiere

  1. il nord est e il nord ovest sono stati colpiti in modo forte da questa crisi..sicuramente anche altre regioni del nord..magari qualcuno ne scriverà in risposta a te.
    tutti i giorni m’imbatto in aziende in sofferenza, in studi professionali che risparmiano su un abbonamento od un corso di aggiornamento perchè i loro clienti non pagano e non è tempo di vacche grasse.
    cerchiamo di parlare d’altro tra noi per allontanare quella sottile ansia che ci culla come una ninna nanna malefica..
    c’è un corso a torino che si chiama allamano, dedicato ad un’abate..porta verso rivoli , le montagne, ingressi di tangenziali..ci sono capannoni in fila come soldatini..bertone (fallita), pininfarina (semi-fallita), comau (gruppo fiat), ceresa (stampaggio lamiere) e molte altre..sembra di passare a spoon river.

    sullo sfondo le montagne piene di neve.

    noi speriamo di farcela.

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  2. avere coscienza di ciò che accade, D., sapere che solo uniti e determinati la crisi genera energie positive. E’ l’occasione per la chiarezza, sapere chi sta con chi ha bisogno, capire insieme e lottare, resistere sui diritti, impedire la politica del gregge dove ognuna pensa che toccherà all’altra. Abbiamo bisogno di più intelligenza nel fissare gli obbiettivi, nel trattare, nel lottare. Spero che la cgil tenga, non ha soluzione, è anchilosata, ma sa da che parte stare.
    E soprattutto serve coraggio.

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  3. Prima sono venuti a prendere i comunisti, ed io non ho alzato la voce perché non ero comunista.
    Poi sono venuti a prendere i sindacalisti, ed io non ho alzato la voce perché non ero un sindacalista.
    Poi sono venuti a prendere gli Ebrei, ed io non ho alzato la voce perché non ero un Ebreo.
    Poi sono venuti a prendere gli zingari, ed io non ha alzato la voce perché non ero uno zingaro.
    Poi sono venuti a prendere ME, ma non era rimasto nessuno per alzare la voce in mia difesa.

    Di Martin Niemoller (1892-1984)

    commento banale, lo so, ma riflette la situazione. comprensibile, forse, che in tempi di crisi dura si pensi a salvare la pelle, si pensi soprattutto a se stessi, ma non è questa la strada…

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  4. Pensavo a questo brano A.P. e a ciò che di perverso viene compiuto in una collettività in cui viene dissolta la consapevolezza dell’ essere assieme.

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