aspide

Il lago Nasser si estende per oltre 500 km a sud di Assuan. In Egitto bisogna rovesciare i concetti di alto e basso, perchè conta il fiume e il basso è verso nord e l’alto verso sud. Siamo poco sopra il Sudan e questo è l’alto Egitto, per gli egiziani da sempre è così. Il tempio di wadi el sebua  è della prima era Tolemaica. A confronto con Saqqara sembra costruito l’altro ieri. E’ coevo a quella che era allora l’europa della Grecia classica, da poco i Persiani erano stati sconfitti a Platea e Pitagora discettava in Puglia, vietando le fave ai propri adepti. Venendo da Abu Simbel, nulla ti può sconvolgere. Anche qui il solito Ramses II, i soliti dei e la solita barca solare, tutto più piccolo, solo i capitelli delle colonne sono diversi: più elaborati con l’influenza greca ad intromettersi tra il loto e il papiro. In una camera stretta, a lato del sancta santorum, la figlia di Amon viene raffigurata placata dal babbuino. E’ un bassorilievo inatteso di grande delicatezza e forza, inaspettato. La storia che ci sta dietro è pressapoco questa: il padre, Amon, era disgustato degli uomini e lei vedendolo contrariato,  s’era messa in testa di risolvergli il problema. Per cui, trasformata in leonessa, andava in giro a sbranare chi trovava sul suo passo. Il sangue, ad un certo punto,  l’eccitava così tanto che non si fermava più e la razza umana diminuiva a vista d’occhio. Amon comincia a preoccuparsi, ma la figlia non risponde ai richiami e ammazza a più non posso. Allora chiama il babbuino e gli chiede di intervenire dicendogli pressapoco così: fai qualcosa perchè questa ci lascia da soli e che fanno gli dei senza gli uomini con cui divertirsi? si annoiano. Allora babbuino caro, pensaci tu per favore. Il babbuino si provvede di un otre di vino, due coppe e aspetta la leonessa, tra le palme. Intanto fa l’indifferente, sbevazza, fa un poco il pagliaccio e la leonessa  si ferma, guarda e sorride, accetta il vino che le viene offerto, assomiglia al sangue, è buono. Bevi tu che bevo io e alla fine ridendo si addormenta. Quando si sveglierà penserà ad altro e un pò di umanità è salva: si è rotto il circolo del male. Dobbiamo pensare che Amon non aveva mica preoccupazioni morali, era solo una asimmetria quella che si stava creando e bisognava metterci una toppa.

Fuori del tempio, nella luce accecante del secondo mattino, tra le bancarelle, un nubiano ha una bottiglia di plastica da due litri e per un euro ti fa fare una foto all’aspide vivo, che ci sta dentro. Anche sulla spalla se vuoi. Più in là un’altro propone cuccioli di coccodrillo da mettere in testa: hanno unghie morbide come seta. Emozionato un coccodrillino fa una cacca in testa al cliente: cosa piccola, da bambini. quasi neppure si vede. Io sto col coccodrillo e anche con l’aspide, se si libera. Mi guardo attorno: la pietra è onnipresente, un’arenaria dalla colorazione marrone,così morbida da sembrare eterea, è la stessa che poteva essere statua ed ora calpestiamo come sabbia. Sempre più fine, sempre più slegata  dall’uomo, come gli dei che per 6000 anni hanno vissuto da queste parti e poi se ne sono andati. Mi dicono che in Francia ancora oggi, un nutrito gruppo di persone pratica il culto di Iside e una volta all’anno vengono in massa al tempio di File. Chissà perchè lo fanno? Forse per il deserto, forse per la forza di una dea antropomorfica, che ricomponeva le persone a pezzi. Oppure per la dolcezza dei contrari che esprime. Magari è solo uno sfizio da ricchi. 

Solo il vento non muta da queste parti, ma questa è un’altra storia. 

Inno a Iside

Rinvenuto a Nag Hammâdi, Egitto; risalente al III-IV secolo a.C.:

Perché io sono la prima e l’ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.

3 pensieri su “aspide

  1. bentornato.
    🙂
    …c’è come un’ Eco in questo post.
    stai preparando qualche pezzo d’ AUTORE per la Manunzio, collana “Iside svelata”???
    sempre interessante.

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  2. io l’ho sempre detto che il vino è un toccasana!
    quanto mi piace la scandalosa e la magnifica .
    e le coordinate sono sempre realtive al piano cartesiano. la domanda è: dove ti collochi tu.
    bentornato willy, cmq sempre in viaggio eh?! 😉

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  3. Conoscevo l’inno a Iside.
    Oddio, vorrei lasciarti una considerazione banale, ma banale davvero: Pitagora non sarebbe riuscito ad impedirmi di mangiare fave. 😉

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