Oggi, gli esempi dei grandi conservatori nell’europa del dopoguerra, ai più non dicono nulla.
Peccato.
De Gasperi, Adenauer, De Gaulle, e in tutt’altro versante, Giovanni XXIII, furono formatori di coscienze nazionali, capaci di sollevare speranze. Uomini soli, a volte innovatori rigorosi spinti dalla necessità. Parchi esponenti di quella destra dignitosa e senza sbragamenti, svanita a partire dagli anni ’70. Di questi uomini, troppo spesso senza eredi, di questa destra avversaria, ho nostalgia intellettuale e politica.
Ricordo il sindaco della mia città, abitavamo di fronte, rientrava a notte, senz’auto di servizio, in una casa dignitosa senza lussi. Di errori ne fece molti, interpretò malamente la modernità, ma nessuno dei suoi errori fu per vantaggio o malafede. Non è poco ora.
Quando da tutt’altra parte politica e per molto tempo all’opposizione, mi misurai con gli eredi di quella stagione, qualche barlume c’era ancora. Di certo nessuno di loro avrebbe mai detto di essere il nuovo De Gasperi, come disse poi il cavaliere presidente. Forse per rispetto alla realtà, oppure misura o decenza. Poi più nulla e il canestro si è definitivamente guastato.
Che dire se non che l’albero può fruttificare e che attendere la primavera è una speranza da giovani.
CREDO
che quel tipo di “conservatore” non immaginasse neppure il crollo del muro di Berlino,ma si adoprò affinchè ogni sofferenza inclusa quella di non essere compresi per le idee di quel tempo,cercando di adoprarsi per trasformarle in “bene” per i posteri. Senza trappole di fraintendimenti o di ricatti alcuni, ma anche senza eccesso di idealzzazione, puntando invece al superamento di ogni conflitto,nel coraggio d’affermare un pensiero forte nato e cresciuto nella profondità di una coscienza rigorosa che trova naturale “sentire la primavera” in ogni stagione della vita.Un saluto al signore della casa che ama giocare forse un pò troppo alternando pennino e biro.Bianca 2007
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Io attendo, Willy. Magari mi illudo, ma attendo e, addirittura, riesco ancora a sperare.
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