caro Paolo

Ci siamo sentiti l’ultimo dell’anno: mezz’ora a promettere di vederci, a far progetti di nuove cose assieme. Abbiamo parlato della Palestina,  del viaggio che avevamo fatto assieme a Gaza, della voglia di ritornare, degli amici palestinesi. E poi il piacere di sentirti, l’appuntamento per una cena a breve, preludio di avventure semplici: il sentiero di Santjago, un viaggio in Senegal. Tu che hai girato il mondo come passione del vedere e del capire, pensavi ad una nuova stagione di guide, cose da fare con semplicità, sempre con lo scrivere partecipe che era la tua cifra.

Mi basta poco hai detto e io ho condiviso, ad un certo punto della vita l’essenzialità diventa impellente. Non ti è stato dato modo, è successo di colpo, forse la morte migliore, essenziale anch’essa, ma era troppo presto per la morte, per la sua ingiustizia che spezza i progetti, le attese. Non te ne sei accorto, hanno detto, chissà se è vero, chissà se importa in quel momento.

Ti hanno acceso mezzo toscano sulla tua scrivania al giornale, caro Paolo. E’ un bel modo per sentirti nell’aria, per dire che c’eri, ci sei ancora.

4 pensieri su “caro Paolo

  1. una carezza. per te. per il tuo dolore,per la morte di un amico. qualcosa di lui è in te qualcosa di te se ne va con lui.

    adesso i riti consolatori dell’addio, e poi solo i ricordi a tener compagnia nelle ore lunghe del pomeriggio che diventano sera.

    cristina

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  2. E’ drammatica, la morte. E’ l’ultimo tabù. E’ cattiva, inutile e spiazzante.
    Ma qualcosa mi dice che il tuo amico è stato fortunato.
    Non giudicarmi un mostro, per favore.

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