Dovrei parlarti della stanchezza di ogni giorno, della fatica della pazienza, quando ogni limite è superato, della coscienza degli errori e del perchè siano per me gravi, ben più di quelli altrui. Dovrei parlarti delle notti corte, dell’ascolto e del soffrire assieme, dello scarto tra ciò che si è immaginato prima di un’impresa e del risultato. Dei miei entusiasmi conosci assai, ma anche delle mie sconfitte solitarie conosci la sera e il bisogno di silenzio. Adesso, quando parlo ad alta voce, ascolti ed annuisci, ma non basta, se non m’aiuti a raccontare, convincente, le mie priorità. Chè del resto, sono solo in parte mie e troppo spesso d’altri a cui rispondere. Tu lo sai che non ci si può risparmiare se si vuole vivere, neppure i plantigradi si risparmiano, ma non basta. Da tempo penso che gran parte dei nostri problemi siano superfetazioni, che le cose che contano siano davvero poche, che l’attenzione che ci dedichiamo sia fatta di momenti di gloria e di qualche opportunità. Conosci le tristezze e anche le gioie, sai che le bugie sono veniali e che non mi tiro a lato quando serve. Ma di tutto questo coraggio, cosa resta se non riesco a farmi intendere, e se lascio scorrere, muto, su di me lacrime altrui? Ogni mattina e ogni sera, un percorso circolare divora ore e sguardi, li confonde nelle abitudini, li ossifica nei pensieri e nei luoghi comuni. E ogni tanto con dolore (volontariamente,perchè liberi), si rompe un osso incongruo, se ne vede il limite alla libertà di movimento, si prova ad articolare un saluto, un abbraccio. E’ così che penso quando vedo la sofferenza d’altri, che finirà, come la mia stanchezza, per approdare a nuovi equilibri, entusiasmi, fatiche. Nuove e non da criceti sulla ruota, la mia come tante altre vite belle, che conosco e non conosco: è di questo che ti parlo quando in silenzio assenti, è di questo mio tempo dissipato, della gioia di aver vissuto e voler faticosamente vivere.
QUANDO
la stanchezza prende e lo scoramento pare che uccida i SOGNI,solo una carezza al limite della nostra nudità può assicurarci che silenziosamente la vita c’è e scorre nel tumulto caldo del suo fiume da cui è nato il suo prmo soffio liberato.Anche io questa sera ero molto stanca oltrecchè bagnata.Poi poi poi una misteriosa sincronia mi ha portato qui e la sintonia ha asciugato i miei vestiti e tolto un poco di stanchezza. Anche a questo serve un blog e umilmente ringrazio anche questo mezzo tecnico che non avrei mai pensato di amare! Io che ho sempre avuto insofferenza e rigetto per ogni tecnologia,ora la cerco.Un abbraccio,Bianca 2007
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la sofferenza porta sempre a nuovi equilibri..però non è mica detto che si debba sempr soffrire ehhhh..o che sia sempre una sofferenza enorme..penso che noi tutti siamo così schiavi della parola sofferenza che se non soffriamo un pò ci sentiamo fuori posto :)))…
stamattina sono stata quasi un’ora a lasciare che lacrime altrui mi bagnassero..poi mi sono rotta le palle, e ho cominciato a dipingere di blu waterproof il mio piccolo pezzo di cielo..così, da sola, ho colorato la mia giornata. e un pochino anche la tua.
buonagiornata..le notizie dal fronte sono sempre colorate, e viola sempre in prima linea..è una piccola fortuna avere una figlia adolescente in questi giorni :))))
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non so dove porti la sofferenza. è qualcosa che sto cercando di scoprire. troppo presto ancora per dire, o forse troppo tardi, non lo so.
comunque concordo con Cristina. avere dei figli adolescenti in questi giorni è proprio bello, un sole che spunta all’improvviso in un cielo pieno di nuvole.
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