Un tempo giocavo a bridge e mi piaceva. Il legame tra la licitazione e il risultato era un gioco di intelligenza, di attesa, alla fine emergeva lo scostamento e si pagava. Anche adesso sento dichiarazioni nette, anch’io ne faccio, mi metto da una parte, escludo alternative, accetto il rischio dell’errore. Però rispetto alle geometrie di un tempo, alle prese di posizione ideologiche preferisco sapere dove sono, come mi muovo, seguire una traccia, un tom tom interiore. Non escludo la sofferenza, cerco di darle un senso come alla felicità. E’ strano dare un senso a cose prive di continuità, perchè non si soffre, nè si è felici per sempre, ma per qualcosa di contingente che poi lascia una scia lunga nel tempo. Minnie dice che a parlare di sentimenti ci sono un sacco di persone, mentre a parlare di problemi dell’umanità si resta in due gatti. E’ vero, forse dipende dal fatto che il mondo, con la caduta delle ideologie, si è allontanato, sterilizzato di sentimenti. Ora non si lotterebbe e soffrirebbe per il Viet Nam e un disastro che non tocchi l’Italia, diventa più notizia che orrore, Ne parlava Emma della sofferenza silente e domestica sotto il cielo. Stento però a credere che questo ottundimento, sia definitivo. Lo dico da bradipo sentimentale e non solo per speranza, ma per convinzione che il personale e il collettivo si sovrappongano quando c’è necessità di cambiamento. Oggi questa necessità sembra passata sullo sfondo, divenuta non urgente e quotidiana. In questa stagione, mi sembra strano proclamare in modo assoluto: io sarò così, farò quest’altro, anzichè dire, cercherò di essere, proverò a fare sul serio. Il rigore interiore non deve per forza trasparire, anzi quando si sposa alla leggerezza diventa ballo della vita: passi certi, fantasia, divertimento, scioltezza progressiva, con la musica che suona dentro.
Ecco, vorrei che senza imporla, la mia musica risuonasse, contando sulla curiosità e sulla forza di convinzione.
oltre alla caduta delle ideologie, magari c’è anche il senso forte di impotenza, i problemi centuplicati, ci sono i girotondi inflazionati, il malessere diffuso e dilagante, le truffe fatte ormai alla luce del giorno, gli interessi dei pochi, la distanza abissale che separa la gente comune dal potere politico… insomma, la solita solfa. è che a volte, forse per sfinimento, si ha la sensazione di non poter aggiungere niente di nuovo e costruttivo alla discussione, per ciò si preferisce tacere. tutto qui.
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se è così Pigretta, mi va bene: la stanchezza passa e la sensibilità resta. Anche tacere è una buona risorsa, bisogna riprendere parole. Quello ch annuso è un fondo di impotenza e di scoramento, con le braccia si allungano sui fianchi…
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E IL “MACCHINISTA”
risponde:”Il treno vuol bene alla pioggia.Se piove,si lustra e sfoggia il suo fischio d’aiuto.E’ notte.S’è forse perduto in mezzo alla nebbia dei fiumi e non vede più i lumi della nostra città.Il macchinista che fa? S’affaccia s’affaccia e la pioggia gli sferza la faccia,il vento gli ruba la voce,il bianco sorriso veloce.Sul grande orologio lil suo cuore gli batte il fragore del treno che va.E’ notte.E tu sogni che il vento per sempre sia solo,una storia di lagrime e fumo,la gloria al macchinista contento stampato sul grande giornale del tempo che fu.Laggiù,dove il bene trionfa sul male e tornano lungo le sere il macchinista,il pompiere,il ragazzo buttatosi a nuoto nel libro di lettura,il soldatino ignoto,la madre che non ha paura,laggiù,dov’è scritto “mai più”,vorresti fra il pianto sapere d’aver fatto il tuo dovere come un piccolo ferroviere?.L’ignoto è una favola antica,bambino,al tuo cuore sicuro d’aver la casa amica,la pioggia che batte sul muro.O dolce,dolce laggiù con tanti tu-tu-tu-tu. E il macchinista che fa? Io credo che passerà la mano sul vento di pioggia.S’appoggia al davanzale del tender,risale la scaletta di murata,capitano di bufera sulla grande vaporiera.O dolce dolce “mai più” con tanti tu-tu-tu-tu-Il sonno viaggia col volto di tutti i bambini in ascolto del treno che va.E il macchinista che fa? S’affaccia s’affaccia e il cielo gli azzurra la faccia,il vento gli canta l’amore nel grande fragore del treno che va.” (Alfonso Gatto).
E una buona sera a tutti i macchinisti,capitani e timonieri di gaia ventura.Bianca 2007
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…E UN GRAZIE
per la musica che hai postato e il suo compositore a me particolarmente caro in un’emozione che sempre si rinnova! Bianca 2007
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sono d’accordo con quanto hai scritto.
è un periodo che sono molto, troppo assente da questo mondo e dal resto del mondo.
per problemi che a me sembrano enormi ma che raffrontati ai problemi sociali, politici, etici, ecc. ecc. sono meno di una goccia nel mare del mondo.
non si perde il contatto con il mondo e i suoi problemi.
ma in certi periodi arriva un’onda più alta e spaventosa delle altre.
tutto rapportato alla nostra statura.
so quello che pensi, so che capisci. a prescindere da tutto è un conforto.
due giorni che G. va a scuola. è in prova per due settimane e poi si vedrà.
sveglia alle 6 del mattino. corso di decorazione pittorica.
non mi illudo. incrocio le dita.
notte, bella
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e che fai, cambi la musichina senza avvisare?
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però attenta la ragazza! A dire il vero la musica se l’è ingoiata wordpress e non c’è stato verso di fargliela risputare, per cui niente Helene Grimaud che riprenderò presto e così ho puntato su un ricordo bello. Comunque avviso Ste, abbiamo patti in corso.
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sissì, lo so bene! ma non t’illudere, non sono mica una secchiona eh! piuttosto una gran scansafatiche. potrei aver bisogno di un bravo compagno di banco, ecco, così da allungare l’occhio di tanto in tanto… oppure, un bravo maestro. vedi un pò.
p.s. la curiosità non manca e mi pare già una buona cosa.
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