Ascolto di insofferenze domestiche, di figli infelici, di amori finiti che legano, di passioni che faticano a trovare il proprio corso, di pessimismo civile. Gli insoddisfatti sono maggioranza in questa società, fintamente satolla, che parla continuamente di felicità. Come se au contraire bastasse esorcizzare il contrario quotidiano della felicità, per farla emergere.
A volte penso sia una questione di ordine d’importanza e che, riconosciute le cose che davvero servono, tutto il resto sono problemi da ricchi, cioè da persone che hanno più del necessario. Ma anche questo non mi accontenta, perchè la sofferenza è sempre reale e non si può essere felici pensando a come staremmo peggio se non avessimo quello che abbiamo. Credo che vivere sia un dis-equilibrio delicato, come il camminare, fatto di bisogno e soddisfazione, con rari momenti di coincidenza.
Le letture e l’esperienza mi dicono di valutare la vita nel suo insieme, attendendo felicità, ma sapendo che per il solo fatto di essere vivi e amanti di qualcosa, l’evoluzione è sempre positiva. Ma questo è un punto di arrivo, che arriva spesso troppo tardi. L’umore collettivo è la sensazione della somma di tante piccole infelicità quotidiane e personali che pesano sul mondo, impedendone la crescita sua e nostra.
Così la vita è davvero camminare sulle ninfee.
Senza affidarsi al peggio per apprezzare quello che si ha, esiste una modalità per cambiare la nostra visione del quotidiano?
Forse lasciando aperta la porta della disponibilità, accettando la sofferenza dell’incompletezza, forse usando i sensi e il tempo a disposizione, forse relativizzando i successi, forse affrontando il rischio di amare.
Uso i forse perchè ormai so solo ascoltare e mi rifugio nella sfrontatezza di un gesto tenero per supplire alla parola che non avrebbe significato per chi ascolta.
sono commossa da questo tuo gesto tenero che racchiude in sè molta sostanza… il silenzio, a volte, sa anche esser tutto.
con emozione e gratitudine
s.
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ciao,
mi piacciono le parole blu.
buona serata, anche a chi passa
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Nero e Bianco, quali dei due colori è la felicià?
Se invece esistesse il NeBia, forse quello sarebbe la felicità perchè sconosciuto.
L’infelicità è ciò che Noi abbiamo, il conosciuto, il bianco e nero, l’insoddisfazione del ” Quotidiano ” mai letto, brutto a sentirlo.
Allora la vita siamo Noi, Noi siamo l’infelicità ” Bianca ” perchè il nero non vogliamo mai varcarlo.
P.S.Marz0831
Ciao Willy, Salvatore personalissimo – ” L’Oscuro Conosciuto “
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L’ANIMA NUDA
che di UMANITA’ si veste,si fa solo abbracciare.Così.Nel silenzio.Che FELICITA’ è anche quando uno ti abbraccia in silenzio e non aggiunge parola.Buona serata,Bianca 2007
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mi associo a quanto detto da Pigra.
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shhh, senti il rumore delle foglie che crescono….
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Che bel post, Willy, e soprattutto quanto è vero!
Mi rispecchio in queste tue parole.
Io penso che la ‘felicità’ sia fatta di tante piccole ‘felicità’,
che riscaldano la nostra esistenza e le danno un senso.
Ma siamo sempre inquieti, alla ricerca affannosa di non si capisce cosa,
e non riusciamo a godere della bellezza delle piccole cose di cui è fatta la nostra esistenza.
Grazie per questo spunto di riflessione.
Un saluto,
princi
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