La mia piccola società è pubblica e progetta e realizza aree produttive, immobili e servizi. Ci rifacciamo a principi di basso impatto ambientale: il meno possibile per quanto ne sappiamo. Ci pare di realizzare insediamenti compatibili e con valore “etico”, visto che minimizziamo il profitto e cerchiamo che ci sia lavoro stabile nelle aree create. E’ un lavoro con punte di entusiasmo e problemi notevoli, basti pensare che gran parte della cura è ora verso la stabilizzazione, la manutenzione e il recupero di ciò che esiste. In questi casi restituiamo più verde e qualità del vivere rispetto a quella che c’era prima.
Alvar Aalto diceva che ogni giorno bisognerebbe attraversare una foresta per andare al lavoro, per non farci scordare che esiste un rapporto profondo con l’ambiente in cui lavoriamo e in cui viviamo gran parte della giornata. Sarà per questo che mi piace il verde pratico, quello degli alberi e dei prati, non quello teorico dei piani regolatori.
Spesso però mi chiedo dove stiamo andando, se sia permesso non pianificare almeno 15 anni di futuro per discutere di cose che fanno bene o male.
Beninteso, non ho nulla da recriminare: faccio quello che ho scelto di fare, ma adesso non mi basta più. E’ un lusso intollerabile non pensare a quello che vorremmo come vita per noi e per quelli che ci sono cari e lasciare che sia la necessità e la speculazione a farla da padrona. Vedo realizzazioni in Italia e all’estero che si fondano solo sulla necessità di lavoro del territorio, che sostengono un capitalismo nomade in cerca di competitività senza innovazione. Quando propongo la nostra filosofia, mi guardano sorridendo e mi dicono: “bello, ma quanto costa in più?” E poi, scuotendo il capo “mi dispiace, non ce lo possiamo permettere. … il mercato è quello che è …
Mica vero ma è difficile avere interlocutori pratici che facciano il mercato: molte anime belle e molti affamati di guadagni facili. Entrambi utili alla politica dalla vista corta.
A volte guardando le mie piante, che trascuro, penso alle battaglie quotidiane e allora la stanchezza prende l’ordine delle priorità, lo agita e ne viene fuori la necessità di quiete.
Forse è solo sera…
NON SO
se ho ben capito,ma in questo post si parla di società pubblica con progetti di visione futura per costruire attraverso un lavoro duro profondo trasparente che porti a risultati concreti per fondare un nuovo che,partendo dalle esperienze conservi il buono del vecchio,ma osando il coraggio nato e cresciuto da profonde convinzioni.Molto buono e bello se è ciò che ho compreso.E’ come mettere la questione su un progetto d’amore.Che l’amore è sempre e comunque un progetto,certamente NON fondato nè sulla pietà e neppure sulla superficialità.Ma richiede CURA.E’ un dono totale e spontaneo che non accetta condizionamenti,patteggiamenti,a meno di non scadere e diventare qualcos’altro,che è ancora amore,ma solo un suo pallido riflesso.E gli altri (le altre) possono solo servire a rivelare,come una cartina di tornasole,che il legame fra le due persone è diverso e superiore.Quindi insostituibile.Ma nei sentimenti non ci sono graduatorie che indichino quale debba essere la preferenza; il sentimento che si appanna (per mille o per nessuna ragione) cade in second’ordine e non si puòrisollevare con un atto di volontà. ma…al tempo stesso dev’essere consapevole di guardare con lo stesso singolare entusiasmo al decadimento fisico che in fondo della levigatezza dellagiovinezza non gliene mai importato tanto.E,come avrebbe detto P.Eluard alla sua Gala:”Lasciate che il ferro rovente della mia propria vita mi tracci sul volto un labirintodi rughe,lasciate che i miei capelli imbianchino,che il mio passo vacilli,purchè l’intelligenza della mia anima mi sia serbata,purchè la mia informe anima infantile acquisti,invecchiando,la forma razionale ed estetica di unarchitettura,purchè io possa imparare quanto nessuno saprebbe insegnarmi,quanto la mia vita saprà tatuare profondamente sulla mia epidermide”.Lui amò Gala,come Gala fu amata da Dalì.E Gala fu doppiamente fortunata.Riuscì a farsi amare anche coi segni che il tempo le tracciava,ma restando con quell’intelligenza viva ed ironica,che si fa complice dell’amato,contro il mondo intero,per sorprenderlo,forse disgustarlo,in quella provocazione ininterrotta,che non si è mai acquietata ma che non provoca più alcuna sofferenza e da cui Dalì non è più posseduto suo malgrado.Perchè,anche grazie a Gala,ha imparato a possedersi per realizzare,insieme a lei,uno stesso stile di vita.Gala come la mitologica Beatrice.
Forse sono uscita dal tema o forse mi sono lasciata prendere da una visione e mi scuso.Forse “sarà solo la sera”,anche per me! Bianca 2007
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era sera, ora è notte.
ma non credo che sia solo questo il problema…
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io per andare al lavoro passo a piedi o in bicicletta per un parco che si chiama parco nord ma sta su un’area denominata parco sud. ed è bellissimo.
il verde dei prati è proprio un bel colore.
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buongiorno willy..forse ognuno dovrebbe mettere un pò di etica nel proprio lavoro, cercare di farlo bene, insomma. rispettando gl’altri, e quindi anche noi stessi, e il mondo che ci circonda. Anche se, mi rendo conto, le regole del mercato sono spietate..ma le regole sono dettate dagli uomini, no?..in realtà dell’ambiente frega poco ..guarda la levata di scudi per prendersi carico di un pò di spazzatura di napoli e smaltirla..tutti bravi ad applaudire bono e al gore, a salvare le balene e le foche monache..fa tres chic, la monnezza di napoli fà schifo e basta.
minnie-bacio
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