I pensieri di questa mattina mettono assieme la lettura di alcuni Vostri post , in particolare Emma ( http://milanovalencia.wordpress.com/) e l’articolo di Barbara Spinelli su La Stampa di oggi. (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=4132&ID_sezione=&sezione=
Non c’è nesso apparente, se non nella consapevolezza del mio bisogno di uscire dal mondo ristretto e per me importante della mia giornata, fatto di sentimenti, sensazioni, dolori, aspirazioni e frustrazioni.
In sostanza la mia vita diventa prigione, se non collocandomi al di fuori, guardandomi, guardando.
Esemplifico estrapolando ciò che mi ha colpito:
Portami via da un cielo che non sa chi sono, da un colore indefinito che accoglie questo sole, da questa strada dove i rumori sembrano più gravi, dove il cuore batte senza che io lo senta, che a volte mi premo la mano sul petto per sentirlo.
Porta via queste labbra di sangue, questo freddo sulle dita, questa frenesia nell’arrivare.
Ché non si arriva da nessuna parte. E nessuna parte ci sta aspettando. (Emma)
Qui si sta seppellendo il sogno inane dell’impero stile Bush con quello che l’ha accompagnato: l’insolenza violenta, l’incompetente e militante ignoranza, il messianesimo pseudoreligioso, la lotta al terrore vissuta come scontro, fallito, di civiltà.
D’un tratto le terze vie s’accartocciano come secche foglie, disperse da un soffio che annuncia ben altre mutazioni: mutazione del modo d’intendere la politica, la speranza, il domani.
Nella prefazione al suo primo libro, I Sogni di mio Padre, Obama constata: «Conosco, per averla vista, la disperazione disordinata degli impotenti: come essa storce le vite dei bambini nelle strade di Giacarta o Nairobi, allo stesso modo in cui storce quelle dei bambini a Sud di Chicago; come per tutti costoro sia stretto il sentiero tra umiliazione e furia scatenata; come sia facile scivolare nella violenza, nella disperazione. So che la risposta dei potenti a questo disordine – l’oscillare continuo fra ottusa acquiescenza e scriteriato, ripetuto uso della forza – è completamente inadeguata. So che l’indurirsi delle linee, la fuga nel fondamentalismo e nella tribù, minacciano noi tutti».(Barbara Spinelli).
L’ estraniazione che sento, spesso mi isola nell’incomprensione, fa nascere il bisogno che il dentro sia collegato con l’esterno, con una prospettiva, un progetto. Forse per questo ho fatto politica così a lungo: per il bisogno di mettere assieme i sentimenti e i valori personali con un futuro che contenesse anche la mia felicità.
Essere amato, compreso, amare e capire, vivere con le difficoltà, ma senza aggiungere alla mia vita, la tristezza di una società fatta di sopraffazione e ingiustizia senza speranza. Portare la gioia o il dolore personale in un contenitore di speranza, dove l’assoluto e il momento diventano relativi, essere parte di un flusso che, se non mi protegge, mi contiene, essere con gli altri e capire che sono parte della mia vita.
Quando fu ucciso Kennedy ero ragazzino, ma ne ricordo l’annuncio in classe e nel confuso sentire, fatto di giochi e di scuola, c’era la sensazione che un pezzo del mio futuro avesse meno speranza. E’ passata presto la tristezza, ma ancora oggi non riesco a disgiungere ciò che provo dal disagio della società in cui vivo.
Per questo sento e capisco ciò che dice Emma e sento la necessità che la casa in cui vivo,muti. Per sentire che il cuore batte e c’è un posto dove andare e stare bene, a volte. Solo stare bene.
sto sorridendo, willy
i giri che il pensiero può fare sono strabilianti, spesso anche le interpretazioni strumentali possono portare a risultati simili, o comunque a formulari riutilizzabili.
nessuna connotazione politica al mio post, anche se nemmeno tu gliela dai, ma la vicinanza strana al tema mi ha colpito, perché appunto ieri pomeriggio ho fatto una di quelle soste in libreria e ho incontrato il libro di obama, chiacchieravo sul fatto che non l’avrei mai letto, ma non per un motivo specifico quanto per la mia allergia agli slogan e al modo di far politica americano, comunque una vicinanza c’è stata…
la casa in cui viviamo ci deve assomigliare quindi necessita di mutare seguendo i nostro mutamenti…
grazie.
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ANCH’IO OPTO PER OBAMA,
non ho mai provato simpatia per la ex first “lady” ma…arriviamo a TUO dunque.E’ vero che oggi è l’era dell’incomunicabilità ,del dire e non dire che inevitabilmente crea equivoci sino a sfociare nella perdita assoluta (o quasi) della propria identità.Perchè,qualsiasi elemento che può inquinare la nostra ESSENZA porta inevitabilmente al NON essere più,a diventare invisibili,a non avere più luogo nè spazio.Da qua,l’ibernazione delle emozioni,anche quelle più primarie,alternanza sempre più ravvicinata di “sbalzi di umori”,instabilità emotiva,suggestione facile ai “giudizi altrui” mancanza (ovviamente) del CORAGGIO della scelta decisionale del vero cambiamento.Credo allora che,prima di tutto sia necessario far CHIAREZZA dentro di sè. E cioè.Che cosa SI VUOLE per un nuovo.Che cosa più NON si vorrebbe.Fino a che punto SI VUOLE investire (rischio compreso) e,ciò che i limiti della conoscenza di sè,NON ti permetterebbero di affrontare,anche desiderandolo fare.Dopo di che,RELAZIONARSI CON ALTRETTANTA CHIAREZZA coi i tuoi “SIMILI”per affinità e alchimie NON spiegabili ma che sono il fondale della tua profondità (insondabile) ma esistente,e che tu PERCEPISCI,sempre dopo aver fatto CHIAREZZA in te e con i tuoi “simili”NON “PERDERE”poi ,(ulteriore tempo) in pensieri che,”chi tempo ha tempo aspetta tempo perde” e con PASSIONE NELLA LIEVITA’ DEL SOGNO,dire:”TI AMO”.Prndere la mano e tenerla ben stretta di quel “tuo simile” e, intrapprendere il NUOVO che,il viaggio è solo strada senza nessuna certezza se non quella CHE TU SENTI DI AVERE NEL CUORE! Chiudo,e mi scuserai per il “lungo” con le parole di CALIBAN nella “tempesta” di Shakespeare -atto III.””Non devi aver paura.L’sola è piena di rumori,suoni e dolci arie che danno piacere e non fanno male.A volte sento mille strumenti vibrare e mormorarmi alle orecchie.E a volte voci che,pur se mi sono svegliato dopo un lungo sonno,mi fanno addormentare di nuovo.E poi,sognando,vedo spalancarsi le nuvole e apparire ricchezze pronte a cadere su di me,così,svegliandomi,piangevo per sognare ancora”. Ti abbraccio,Bianca 2007
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