memory

Noi siamo ciò che ricordiamo: è il mio rapporto con il passato; con quello che è evidente ed accetto e con quello che sommergo nell’oblio.

Apparentemente, perchè se la razionalità soccorre, il sogno fa giustizia e riporta equilibrio.

In tutto questo essere, la memoria dialoga con il tempo, anche se i piani temporali si confondono. C’è una dislessia tra tempo cronologico ed emozioni, come se le correlazioni non fossero così necessarie. Ci sono più tempi e tra gli altri, quello in cui le cose interrotte possono riprendere. Da questo nasce la consapevolezza del prevalere dell’esperienza. Non importa quale, se fattuale ovvero unicamente immateriale, ma l’esperienza si radica e mi modifica. E’ banale dirlo, ma sono la somma delle mie esperienze e la memoria è il mio catalogo, pur fallace temporalmente. E non solo. La memoria modifica l’esperienza, l’arricchisce di sensualità e di contenuti. Tutti noi mutiamo ciò che è accaduto in un insieme di evidenze positive o negative. La memoria enfatizza le sensazioni, i fatti, li attualizza, ma non è con lei che alla fine farò i conti per il mio mutamento, bensì con l’esperienza, vero motore vitale. E anche nell’occultare compirò lo stesso procedimento: apparentemente cancellerò ciò che è sgradevole, ritenendolo inessenziale, ben sapendo che continuerà a vivere e che, nell’altro me della notte, riemergerà trionfante. Per questo non mi preoccupo più molto della cronologia esatta degli avvenimenti: c’è un tempo delle passioni, delle emozioni, dei sentimenti in cui la consequienzialità non è così importante, proprio perchè tutto si mescola in me. Nei miei desideri, nelle malinconie senza nome apparente, nella gioia immotivata, nell’attesa di futuro, nei fastidi e nelle idiosincrasie. Tutto questo passato esperienziale emerge in piaceri strani e sensibilità personali e a chi posso raccontare la passione per il mare d’inverno o per il camminare, per il limes e per i suoni, per gli odori d’estate e per i silenzi, se non a chi, in altri momenti e per altre vie, è giunto ad assonanze che permettono la comunicazione profonda. Il mio tempo non interferisce con la memoria: c’è un prima e un dopo, ma non è così importante se è legato a ciò che sono. E’ così, cari amici, che lo voglia o meno ed è questa consapevolezza che mi dà una ragione del presente.

Emma ha fatto una riflessione ben più accurata della mia e ricca di sollecitazioni sulla memoria:

http://milanovalencia.wordpress.com/2008/01/26/le-stagioni-della-memoria/

da lì, mi sono chiesto dove stava la mia affermazione che siamo ciò che vogliamo ricordare e mi è tornato in mente il gioco che facevo con mio figlio: il memory. Allegro perchè era un gioco e perchè eravamo assieme, allegro perchè c’era un futuro.

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4 pensieri su “memory

  1. grazie willy per il link e per gli stimoli aggiuntivi
    utilizzerò queste ulteriori sollecitazioni per i miei racconti sul tema sui quali sto lavorando.

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  2. Ho notato che i ricordi spiacevoli sono i primi a riaffiorare, soprattutto nei pensieri che precedono il sonno o nei momenti di solitudine sono molto vivi ricchi di particolari, il bel ricordo bisogna cercarlo e a volte é cosi sfuocato.

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  3. Quando giocavo a memory con mia figlia, già a sei-sette anni, mi faceva regolarmente a fettine.
    Ma la sua memoria era, e forse è ancora, morfologica. Nella mia, c’è ormai l’abitudine a rileggere, a reinterpretare e, sicuramente, a riaggregare gli eventi di continuo. E mi va bene così.

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