I trullallero imperversano nella comunicazione, lazzi e frizzi per chi può. Ci deve essere una interpretazione della miseria che mi sfugge, una interpretazione che ammette la cecità, l’ignoranza del circostante. Stamattina alle nove, davanti al supermercato, un uomo e una donna frugavano tra le spazzature. forse gli scarti del banco verdura. Lei ha estratto dal bidone un mazzo di rapanelli e un sedano. Li ha ripuliti con cura e messi dentro ad una borsa. Lui, a gambe sollevate, ha continuato a frugare dentro al cassonetto. Non erano stracciati, lontani dai rifiuti sarebbero stati anonimi. Ma cosa sta succedendo che mi sfugge? Anni fa ero a Kiel e vicino a me un barbone ha estratto da un cestino dei rifiuti mezzo panino e si è messo a mangiarlo di gusto. Ne ero rimasto sconvolto: come si poteva mangiare il rifiuto. Ed invece questa onda di povertà esonda, ci attornia. Scende dal nord ricco e muta, si adatta al territorio. Più le città sono grandi, più cresce la difficoltà del vivere con stabilità una condizione sociale. Ma io leggo di frizzi e lazzi nel web, la tv non parla di cose sgradevoli: i delitti di bambini diventano soap, solo la miseria è accuratamente occultata. Eppure cresce a vista d’occhio, dilaga negli ospedali, divora risorse, svuota cervelli e scuole. Il precario come condizione genera la sensazione che la dignità sia un fatto relativo e personale: beati quelli che hanno perchè non saranno minacciati nel loro benessere dal cambio di visione dei nuovi governanti. Il popolo delle spazzature sparisce e appare, come un galleggiante in mare agitato, ma non affoga. I poveri ci sono, diventano strato sociale. Ai miei tempi sociologici si teorizzava la società dei due terzi benestanti e un terzo poveri, ma la diga è stata rotta e l’ineguaglianza cresce. Cosa credete che possa pensare un ragazzo di 20 anni che vede i suoi coetanei uscire dalla discoteca, mentre lui non ha e quindi non è. Se non ha una famiglia attrezzata alle spalle, su cosa potrà contare oltre la rabbia e l’invidia. La redistribuzione della ricchezza e i meccanismi di accesso alla ricchezza sono sempre stati la condizione per mantenere la sicurezza a livelli accettabili, quando si supera il limite la persona e il patrimonio vengono messi in discussione, con i relativi reati. Ecco perchè mentre mi diverto, penso ai miei piccoli, grandi problemi di esistenza e allontano il fastidio della povertà. Ma questa mi busserà costantemente alla porta, mi costringerà a trovare soluzioni. Ieri sera ascoltavo Bach in casa e nel giardinetto sotto la chiesa due extracomunitari dormivano avvolti da cartoni. Non riuscivo a concentrarmi, finchè ho spento e lasciato dilagare la tristezza. Da un pò di tempo non mi interessa più essere commentato, magari essere letto sì, ma l’impressione di solitudine di fronte alla percezione della sofferenza cresce. Non perchè gli altri non la sentano, ma perchè non è facile raccontarla, perchè la percezione isola nell’inanità dell’agire. I lazzi me li porto dietro per la prossima festa: bello sarebbe avere posti dove essere allegri e altri dove l’allegria sia giustificata dall’agire.