cantante

Pavarotti non è stato solo un cantante e forse senza neppure volerlo, è diventato simbolo di un’ italia molto da vetrina. Le star nella lirica ci sono sempre state: quando si assiste ad un’opera, l’insieme canto, musica, parole, genera emozioni forti. Anche perchè si lavora su sentimenti e storie semplici, comprensibili. Il cantante, come l’attore, si trasfigura, è passione, storia, altro da sè e suscita identificazione e sentimenti. Quando tutto questo esce dai teatri, percorre la quinta strada, nel columbus day, su un cavallo bianco, percuote con il “vincerò” orecchie, indolenza e noia, magari con qualche brivido, non è più solo lirica. Diventa fenomeno sociale, identificazione in valori confusi e leggeri, ma veri e positivi. Non è l’identità dell’Italia che pensa, fa crescere e lavora in silenzio, ma dell’appariscenza è il lato migliore. Tra i divi fatti di pixel e Pavarotti, c’è molta distanza, in lui c’è arte e cuore, impegno e lavoro serio, qualità e voce vera. Anche molto denaro, storie da rotocalchi, ma perchè la vita dei divi è rotocalco indipendentemente dalla loro volontà. Ci ha rappresentato, molti non si sono riconosciuti, ma ci ha interpretato bene per le regole dei mondi che molti di noi non condividono. Ha cantato bene, ha sollevato grandi emozioni, è stato amato. Mi è spesso piaciuto quando cantava nelle opere, molto meno nei tre tenori, l’ho ascoltato, confrontato, apprezzato, criticato. I suoi limiti vocali, non mi sono pesati, anzi lo rendevano più umano. Non mi ha mai lasciato indifferente e non è poco e di questo ringrazio e rendo onore. E il fatto di voler essere ricordato come cantante lo assimilo a chi vuol essere ricordato per il suo lavoro, una cosa da persone serie.

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12 pensieri su “cantante

  1. INNANZI TUTTO,
    ONORE a LUCIANO PAVAROTTI per aver sfruttato al meglio e al massimo i (anche se con molta fortuna) tutti i suoi talenti naturali! Gli siamo GRATI per aver suscitato in ciascuno di noi,e a ciascuno nella misura personale che gli era consentito,emozioni forti,e sentimenti che,CON-divisi o no,hanno pur sempre lasciato un’impronta vera e originale.Di suo.Luciano Pavarotti,aveva una voce bella,facile,incisiva,che non poteva NON imporsi.
    Ma la sua Grandezza fu tale e indiscussa,quando restò nel ruolo che la NATURA gli aveva donato.La LIRICA.Meno,quando volle percorrere altri percorsi che non gli appartenevano.E parlo della musica “leggera” o quando si esibì con gruppi misti ( Dalla-Zucchero-Elton John ecc.),anche se ugualmente distribuì emozioni condivisibili e no.Certamente quel suo MEGLIO,non lo diede neppure nel concerto tenuto a Caracalla con gli altri due tenori,P.Domingo-J.Carreras.E LUI,da fine critico di se stesso,lo sapeva bene.
    Un merito grande però che avvalora il suo cammino sostenuto sempre dalla “buona stella” fu certamente l’IMPEGNO,la Costanza,lo Studio severissimo che mise perchè i suoi DONI NATURALI si potessero CONSOLIDARE attraverso la tecnica.Tecnica ferratissima che,assieme alla PASSIONE gli permise di arrivare sino all’ULTIMA soglia della sua esistenza terrena,in buona forma,tanto da fargli esprimere il “desiderio incrollabile”che lo spingeva a VIVERE,di poter calcare ancora la polvere di quel suo palcoscenico amatissimo.E avrebbe anche potuto farlo appunto grazie a quella tecnica ferrata,se il SUO TEMPO non fosse giunto al termine.
    Noi comunque,lo ricorderemo in una delle sue PRIME incisioni.qUELLA DEL 1961 e,precisamente,nella BOHEME,dove NESSUNO potè uguagliarlo per purezza di suono,facilità di emissione,chiarezza di parola,entusiasmo di TUTTI! fULVIA
    P.S. Ma al di là di Pavarotti,Willyco.Cos’altro volevi dire?…

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  2. va bene Boheme, Fulvia e anche Karajan e la Freni ecc. E’ una delle cose bellissime di Pavarotti. Ma condivido anche il disagio provato quando ho sentito mescolare, non contaminare che è cosa importante, modi e mestieri diversi del cantare. Non mi piace l’italia illustrata, non mi piace il modo di rappresentarci in giro per il mondo. Non mi piace lo stereotipo, anche nobile. Non siamo tutti poeti, navigatori e tantomeno santi. Il buon soldato non esiste. Non esistono le guerre giuste, non siamo tutti scienziati e neppure tutti stilisti. Siamo bravi- e molto- in alcune cose, ma quando si corre,la competizione è quotidiana e il fatto di essere italiani è un aiuto al logo, non un contenuto. L’immagine è una semplificazione e nobilitazione del reale. Pavarotti, come la ferrari e cento altre cose era entrato in questa semplificazione. Senza intenzione, portato dal bisogno di identità di un paese che non capisce che il suo valore vero è la differenza, i comuni, gli individui. Questo fa parte del sentire altro dell’italia, Pavarotti è stato una persona importante perchè gli italiani si sentissero tali e di questo lo ringrazio. Non era colpa sua se gli italiani hanno bisogno di simboli per dirsi italiani con orgoglio.

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  3. Immaginavo che ne avresti parlato…
    sbirciando nella tua libreria ho intravisto anche cd di Opere di Puccini.
    Io non so giudicare, sono molto ignorante in fatto di musica lirica.
    Fulvia sicuramente può dare un giudizio competente.
    Stamani sul 3 ho visto appunto uno stralcio del concerto tenuto alle terme di Caracalla, penso fosse un brano tratto dalla Turandot, a me è sembrato molto bello.
    Era il ’92, credo, e lui era ancora una persona…ultimamente, per me assomigliava troppo ad una maschera.
    Concordo con te sugli stereotipi, nemmeno a me piacciono.

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  4. ottima vista Arya, Puccini fa parte della mia anima modernista e romantica, comunque Boheme te la consiglio, ne esistono un sacco di edizioni, ma quella di Karajan con Pavarotti e la Freni è una cosa che risuona. Oltre la musica.

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  5. PENSAVO
    di averlo espresso bene il mio pensiero a proposito di Pavarotti che,il suo esser GRANDE fu solo quando rispettò ciò che natura gli elargì e con dovizia anche,(parlo della lirica,ovviamente),contribuendovi di SUO con studio,sudor di fronte,volontà,impegno,costanza,sostenute da quella PASSIONE così chiara e evidente come chiara e e bella fu la sua voce!
    Gli italiani,ma non solo,hanno comunque bisogno di simboli applicati in modo distorto e devianti, purtroppo. Tutti poi,ammiriamo la forza,anche se i più sono colpiti quando si presenta senza forma e stabilità,mentre sono pochi quelli che rispettano la forza quando è definita con chiarezza e secondo obiettivi ben precisi.Pavarotti ebbe preciso e chiaro questo impegno e questa responsabilità.Fu serio nel suo cammino a costruire in questo senso.Deviò solo,quando si compiacque nel voler superare quei limiti.I “suoi limiti” entrando in spazi non congeniali a lui (leggera).Fulvia

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  6. Grazie del consiglio,
    proverò ad esplorare anche la musica lirica.
    Mio padre era un grande appassionato, mi ricordo che andava spesso a Verona, o più spesso “in Adria”, come diceva lui, per assistere alle opere liriche con mia madre.
    Fulvia,
    come si sente anche in te la “passione” di fare bene le cose!

    buon pomeriggio

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  7. ARYA
    è vero.Amo far bene le cose e accoglierle come doni preziosi.Tutti.Solo le seccature cerco di lascirle agli altri,guardandomi bene dal farle entrare in casa mia,proprio come cantava Butterfly “…e per tener ben fuori le zanzare e i parenti e i dolori!”.
    Ma anche tu non sei da meno.Perchè quando si sa istintivamente essere dove buono c’è…è la passione che spinge a farlo e,forse anche una ricerca (inconsapevole) di altro e oltre!
    Quando vorrai e ti farà piacere la mia casa sarà sempre aperta per te.E lo sarà con tutti i suoi profumi mischiati di cose semplici e qualcuna un pò elaborata con qualche segreto di casa che si dovrà solo percepire,mai domandarne l’ingrediente.Del resto non saprei neppure io,cosa è! Ciao,amica.Fulvia

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  8. non conosco la lirica, pur avendo una carissima amica che di professione è mezzosoprano..quindi non entro nel merito..sul fatto di esportare il nostro logo si fà quel che si può…nel periodo di vacche grasse esportiamo rita levi montalcini…diversamente ce la caviamo con la bellucci…c’è chi è messo peggio ed esporta george w :))))))…..buonadomenica, willy…

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  9. la musica è un conto e il logo è un altro. Tra contenitore e contenuti c’è differenza. Se parlo del brunello di montalcino, parlo di qualcosa che è solo italiano ed è anche l’italia, ma l’italia non è solo il brunello di montalcino, come non è solo parmigiano o ferrari. La differenza per me è questa, l’italia che conta non è l’apparenza, ma ciò che davvero fa il pil economico, intellettuale, civile di questo paese, il resto va bene per i rotocalchi. Bush compreso.

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  10. leggete l’articolo di Barbara Spinelli sulla Stampa di oggi, lo condivido e la comunità-branco è ciò che non mi piace, preferisco il pensiero autonomo. Anche sui simboli.

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  11. interessante e condivisibile, l’articolo che citi.

    cerchiamo
    di avere una buona giornata, Willy, al riparo dalle paure, vere o indotte.

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